di Francesco Floris
La notizia è di quelle da trafiletto. Il 30 aprile la città Monza ha affidato all’azienda Sangalli Giancarlo Srl il contratto per i servizi di igiene urbana. Valore complessivo dell’appalto? 94 milioni di euro. Si parte fra tre mesi con quattro macro-obiettivi: efficientamento del sistema di raccolta rifiuti e dei servizi di pulizia; miglioramento della raccolta differenziata sia a livello qualitativo che quantitativo per raggiungere una quota pari al 70% il primo anno, 80% a regime; miglioramento del decoro urbano con la riduzione dei tempi di esposizione dei rifiuti e la riduzione dei disagi derivanti dal divieto di sosta per la pulizia delle strade. Ultimo? Introduzione di un sistema efficace di controllo.
Impresa Sangalli si traduce con un nome e un cognome: Alfredo Robledo. L’ex pm anti-corruzione di Milano, spina nel fianco del Consiglio Superiore della Magistratura, e che prima di essere demansionato dall’organo di governo delle toghe ha dato battaglia all’ex capo procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, per una serie di storie che non tornavano nell’affidamento dei fascicoli dentro la procura che fu di Mani Pulite, raccolte dal giornalista Riccardo Iacona nel libro “Palazzo d’ingiustizia”.
Robledo, l’ex pm diventato manager
Amareggiato dalla vicenda, Robledo ha lasciato la magistratura e si è messo a fare il manager. Numero uno di una delle più importanti imprese private per la gestione di rifiuti e servizi ambientali integrati. Che stravince a Monza. E perde a Milano. È il caso dell’appalto da 2,41 miliardi che Palazzo Marino ha affidato in toto alla municipalizzata Amsa per il servizio di gestione dei rifiuti urbani con ridotto impatto ambientale. Sette anni con possibilità di proroga biennale per l’intero territorio della città inclusi i servizi di spazzamento, la raccolta, il trasporto e lo smaltimento. Non ci è stato l’ex magistrato che fermava gli appalti da procuratore e lo ha fatto nuovamente da dirigente d’azienda bloccando tutto ricorrendo al Tar e ottenendo un’ordinanza favorevole dai giudici amministrativi, almeno in via preliminare.
I competitor di Amsa hanno contestato due aspetti della gara milanese. Le tempistiche: 90 giorni di tempo. Pochi, secondo loro (e secondo i giudici amministrativi), per presentare documentazione e offerte tecniche complesse che includessero il reperimento già avvenuto di “impianti di smaltimento/recupero” dei rifiuti conferiti “che l’Appaltatore dovrà dimostrare di aver reperito tramite procedure competitive”.
Alfredo Robledo, il nome che fa tremare Milano
Ma soprattutto ad essere oggetto del ricorso è stata la modalità del “lotto unico”. Tradotto: l’appalto sull’intero territorio della città invece che suddividerlo in porzioni più picocle, come indica la giurisprudenza di specie. Una modalità che secondo il Tar Lombardia, favorisce una “ragionevole divisione in lotti”, fondata sull’esigenza di favorire “la partecipazione delle piccole e medie imprese”, ma anche e soprattutto “sull’esigenza di assicurare realmente la libera concorrenza e la non discriminazione tra i contendenti, cioè finalità di eminente interesse pubblico”. Amsa, non costituita in giudizio, ma soprattutto il Comune di Milano sono certi di aver fatto tutto a norma. Mentre i giudici Giordano, Fornataro e Mameli il 24 febbraio scorso hanno dato ragione all’Impresa Sangalli sospendendo la gara e parlando di un “pregiudizio grave ed irreparabile derivante dall’esecuzione degli atti impugnati”. Sono trascorsi quasi tre mesi da quella pronuncia, ma del nuovo capitolato d’appalto a oggi non c’è traccia.
Si trema a Milano ogni volta che compare il nome di Alfredo Robledo. Se lo ricordano i suoi ex colleghi in Porta Vittoria, oggi alle prese con la nomina del nuovo capo procuratore che sostituirà Francesco Greco, mentre sulla magistratura ancora incombe l’eredità e gli asti del “caso Palamara”. Ma si trema anche negli uffici dell’amministrazione pubblica milanese. Per informazioni e chiarimenti: citofonare Monza.