Perché potrebbe interessarti? La settimana appena trascorsa in Parlamento è iniziata sotto il segno dei risultati delle Regionali. Ma il momento clou è stato il rischio di scontro fisico tra il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, e il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Mentre il governo inanella una serie di voti di fiducia per far approvare i provvedimenti in scadenza.
Ancora il caso della premiata coppia di coinquilini Donzelli-Delmastro ha ravvivato il confronto parlamentare, mentre il centrosinistra si leccava le ferite per la batosta subita alle Regionali. E dall’altra parte il centrodestra, con Fratelli d’Italia su tutti, gongolava per il trionfo. Sarà stato forse il clima post elettorale a surriscaldare ancora di più gli animi, fino a portare all’accenno di rissa nell’emiciclo della Camera. Con il capogruppo di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti, e il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, nei ruoli di protagonisti.
Regionali in Transatlantico
La settimana era insomma iniziata con i musi lunghi del Partito democratico, e del centrosinistra in generale. I deputati delle opposizioni, nei capannelli in Transatlantico, hanno spesso alzato le mani in maniera sconsolata, facendo da contraltare ai sorrisi dei parlamentari di maggioranza. Così, tra un’analisi dei risultati e un commento sulle percentuali dei partiti, c’era chi sbirciava i dati sulle preferenze. «Questo ce l’ha fatta, quest’altro no». E così via, fino al responso finale.
Ma il voto in Lombardia e Lazio ha appunto lasciato subito spazio alle sempreverdi polemiche in Parlamento. Nella giornata di mercoledì il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha riferito alla Camera in merito alla vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41-bis che sta continuando la propria protesta sotto forma di sciopero della fame.
Rischio di scontro alla Camera tra Foti e Fratoianni
Il dibattito in Aula ha rappresentato la classica scintilla che ha fatto divampare l’incendio, che stava portando allo scontro fisico tra Foti e Fratoianni. I due erano minacciosamente vicini tra i banchi, con l’esponente del partito di Giorgia Meloni che era sceso nella direzione del collega dell’opposizione.
Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha dovuto interrompere la seduta per riportare la calma. Una missione compiuta a fatica, perché le scorie della tensione sono state trasferite in Transatlantico. Alla fine, comunque, è stato evitato il far west.
La settimana della fiducia
Certo, se l’ultima settimana avesse un titolo, sarebbe riconducibile a una sola parola: fiducia. Perché è quella che è stata chiesta più volte dal governo per garantire la rapida approvazione dei provvedimenti arrivati in Parlamento. Alla Camera è stata chiesta sul decreto Flussi, anche noto come Ong. La decisione dell’esecutivo è stata quella di serrare i tempi, perché il provvedimento è in scadenza a fine febbraio e l’opposizione era intenzionata a dare battaglia. Il tema dei soccorsi in mare e delle politiche sull’immigrazione resta divisivo.
Nel frattempo, però, c’è stato un altro ricorso alla fiducia, in merito al decreto Trasparenza, relativo agli interventi posti in essere per i benzinai. Nella fattispecie, dopo una serie di tensioni nella maggioranza in commissione Attività produttive a Montecitorio, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha annunciato che il governo ha voluto appare la fiducia, che però sarà votata all’inizio della prossima settimana. Garantendo un lungo fine settimana di relax ai deputati.
Milleproroghe e nuova fiducia alla Camera
E sempre intorno alla parola fiducia ruota un motivo di vanto per il governo: quello di aver evitato il ricorso a questo strumento per il Milleproroghe, appena approvato dal Senato al termine di un lungo iter avviato nelle settimane scorse. In molti avevano previsto che non c’era lo spazio per un via libera tradizionale, preconizzando la fiducia, ma il relatore del provvedimento, il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, ha fatto di tutto per garantire un confronto completo in Aula. Una rarità di questi tempi. Anche se la consolazione è parziale: a Montecitorio, per i prossimi giorni, si addensano di nuovo le nubi di un nuovo voto di fiducia necessario per il governo. I tempi sono stretti e bisogna essere pragmatici. Con buona pace delle lagnanze delle opposizioni.