Una lotta. Tutta intestina al centrodestra italiano. L’obiettivo? Prendersi i vertici di Federcasa. I vertici della Federazione italiana che associa 74 enti gestori di case popolari con un patrimonio da 806mila alloggi gestiti e 2,2 milioni di inquilini, in autunno vanno a scadenza. Il presidente Luca Talluri, toscano e considerato vicino al centrosinistra e a Matteo Renzi, almeno al tempo della nomina, corre per la riconferma.
Talluri ha un avversario. Riccardo Novacco. Il numero uno dell’Ater di Trieste, vicino al governatore leghista del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che vien dal mondo della Fiera di Trieste e della confartigianato locale. Il centrodestra più oltranzista, anche di governo, ora è pronto per l’assalto alla diligenza di via Napoleone. Nel campo il ragionamento è chiaro: Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia governano in 15 Regioni d’Italia, incluse alcune delle più popolose. Una maggioranza schiacciante che dovrebbe portare a un facile “scacco matto”. Il progetto è nella testa di alcuni dirigenti e pezzi grossi del partito di Giorgia Meloni – oggi all’opposizione del governo Draghi – ma anche porzioni di Lega e Forza Italia che si riconoscono nell’area del senatore Maurizio Gasparri. I numeri sulla carta ci sono ma è più complesso di così.
Federcasa, sfida tra il toscano Talluri e il friulano Novacco
Gli organi sociali di Federcasa vengono votati in proporzione al peso specifico delle singole aziende locali per l’edilizia residenziale. Aler Milano, per fare un esempio, vale l’8% dei voti nazionali con le sue 70.057 unità immobiliari diffuse tra il capoluogo lombardo e la provincia. Ed è proprio qui che i sogni di gloria si potrebbero interrompere. Stando alle discussioni interne alla Federazione, molti dirigenti anche di area centrodestra si ritrovano nella linea d’azione seguita da Talluri. A cominciare dal Presidente di Aler Milano, Angelo Sala, e dal suo omologo torinese. Realtà o strategia? Chissà. I motivi ufficiali? Intanto perché le decisioni in Federcasa vengono prese a livello collegiale e una sconfessione della linea Talluri significherebbe anche tradire anche la propria di linea, tenuta in questi anni. In secondo luogo per alcuni contenuti condivisi come l’abolizione dell’Imu sulle case popolari oppure il tentativo di far entrare nell’agenda politica del Recovery Plan alcuni temi per ora esclusi dal governo prima Conte-bis e poi Draghi.
I cavalli di troia per entrare nel Piano di rilancio italiano sono la semplificazione e l’estensione, anche temporale, del Superbonus al 110%; l’aumento del patrimonio pubblico in gestione attraverso gli strumenti della rigenerazione urbana su aree pubbliche dismesse, per arrivare a “pesare” più dei 900mila alloggi attuali, di cui 100mila inutilizzabili perché vuoti, dismessi o oggetto di ristrutturazione. Dal punto di vista qualitativo, invece, l’introduzione della gestione sociale degli abitanti come pratica nei quartieri popolari. Con quello che gli addetti ai lavori definiscono un mix di politiche abitative, sociali, del lavoro e in futuro anche sanitarie.
Tutte richieste che in questi mesi sono state fatte pervenire agli apparati più alti dello Stato, per ora senza successo. Dalla dirigente del Ministero delle Infrastrutture, Barbara Casagrande, responsabile delle direzioni generali per l’edilizia statale e il disagio abitativo fino al capo dipartimento “Casa Italia” presso la Presidenza del Consiglio, Fabrizio Curcio. Chi parlerà con loro da ottobre in poi? Il toscano Talluri o il friulano Novacco?