Perché potrebbe interessarti questo articolo? Dai voti di fiducia sul decreto Carburanti a quello sul Milleproroghe, cosa è accaduto alla Camera negli ultimi giorni. Con l’attenzione focalizzata sulle primarie del Pd e il viaggio di Giorgia Meloni in Ucraina, mentre i deputati tagliano gli stipendi ai collaboratori per potersi trattenere dei soldi in più
Una settimana iniziata come si era chiusa. Con la questione di fiducia posta sul decreto Carburanti e continuata con un’altra fiducia, sul Milleproroghe. Alla Camera, insomma, non c’è stato tanto spazio per il dibattito in Aula. Ci si limita sostanzialmente al confronto su provvedimenti dal destino già deciso e alle “chiame” senza pathos. Tanto che la vera attrattiva della settimana è diventata la sfida delle primarie del Pd, quasi più della visita a Kiev della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Primarie, ecco cosa è accaduto in Transatlantico
I deputati dem si sono riuniti in capannelli per esaminare il quadro dopo il voto nei circoli, che ha premiato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Eppure i sostenitori di Elly Schlein sono stati i più attivi e presenti nel presidio del Transatlantico. In particolare Marco Furfaro, uomo di punta della mozione della deputata, e anche Marco Sarracino, giovane parlamentare campano, chiamato a sfidare nella sua regione lo strapotere elettorale di Vincenzo De Luca. Ma anche l’ex ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non manca mai di farsi notare, coordinando le operazioni con chi appartiene alla sua area politica.
Primarie: “Alla fine gli elettori del centrosinistra sanno stupire quando si tratta di partecipazione”
Un pronostico obiettivo sulle primarie è difficile da ottenere: i tifosi delle opposte fazioni fanno esercizio di auto-fiducia. “Ma la sorpresa non è così remota come prospettiva…”, avverte un deputato dem che ben conosce le dinamiche interne. E che, nonostante propenda per il sostegno a Bonaccini, ravvisa elementi per una possibile rimonta. “Certo, se poi c’è il maltempo, cambia tutto”. In che senso nessuno lo sa. Piove, gazebo vuoti, insomma, si teme. Di sicuro, infatti, l’improvviso ritorno del freddo può incidere sull’affluenza che già non si annuncia oceanica. Ma “attenzione”, avverte un parlamentare del Pd, “alla fine gli elettori del centrosinistra sanno stupire quando si tratta di partecipazione”.
Da Meloni a Kiev al question time di Salvini
Ma oltre alla “primarizzazione” del Transatlantico, la settimana in Parlamento ha vissuto anche di atti ufficiali. Uno dei momenti più caldi è stata la presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, accorso mercoledì a rispondere al question time in Aula. Nessuna rivelazione shock è, però, arrivata, lasciando delusi chi attendeva il titolone. I cronisti si sono schierati in un marcamento a uomo, tipico di quando si materializzano i profili più in vista della politica italiana.
Il leader della Lega è però scappato via, circondato dal suo entourage, limitandosi ad augurare «buon lavoro a tutti». Insomma, nessuna dichiarazione su quello che – in quelle ore – era l’argomento del momento, l’affondo del presidente ucraino, Volodymyr Zelenesky, a Silvio Berlusconi, portato a termine davanti alla premier Meloni, alleata del fondatore di Forza Italia. Poco spazio poi per le riflessioni degli azzurri berlusconiani sulla vicenda: bocche cucite per evitare di aizzare il fuoco di nuove polemiche.
Meno soldi ai portaborse
Ma alla Camera ci sono stati anche gli amarcord. Un esempio? Un veterano di Montecitorio, Pino Pisicchio (eletto per la prima volta nel 1987 con la Democrazia cristiana), non candidato da ormai varie legislature, ha fatto capolino in Transatlantico, ricevendo un’accoglienza da grandi occasioni, salutato e riverito da deputati, giornalisti e collaboratori, memori dei suoi ragionamenti sopraffini e delle capacità di analisi, che a certe latitudini mancano sempre di più. È passato per un saluto, cogliendo l’occasione di illustrare la sua prossima fatica da saggista: un libro che raccoglie gli slogan e le strategie delle varie campagne elettorali, dall’epoca romana ai giorni nostri.
Portaborse, lo stipendio minimo scende a 1100 euro
E tornando, appunto, all’attualità c’è stato un cambio di passo notevole, almeno per le tasche degli eletti: l’ufficio di presidenza di Montecitorio ha deciso di modificare la delibera che attribuiva maggiori tutele ai collaboratori parlamentari, i cosiddetti portaborse. Per loro lo stipendio minimo scende da 1.800 a 1.100 euro. Con i deputati che hanno così deciso per se stessi di poter trattenere risorse aggiuntive. Del resto, anche con un’indennità da deputato, pecunia non olet.