Dopo mesi di tensione, alla fine di maggio è arrivata la bomba. Apple ha presentato una nuova funzionalità per iPhone con cui gli utenti potranno scegliere se permettere a Facebook di raccogliere i loro dati tra le varie app. Un attacco frontale, ultimo capitolo (finora) di una guerra nemmeno troppo sotterranea. Due giganti a confronto che si contendono una cittadella simbolica, ma nemmeno troppo: la privacy nel web.
Alla Apple di Tim Cook, infatti, non piace il modello di business di Facebook (che consiste nel raccogliere dati e informazioni sugli utenti per vendere pubblicità). Negli ultimi anni la società di Cupertino ha anzi fatto leva sulla privacy degli utenti, promuovendo iPhone come uno strumento sicuro. Nel 2019, a Las Vegas, in occasione di un importante festival tecnologico, il Ces, spuntarono manifesti Apple con lo slogan: “Quel che succede nel tuo iPhone, rimane nel tuo iPhone”.
Non si tratta quindi di un banale disaccordo. Negli scorsi giorni il New York Times ha raccontato il momento in cui la faida Cook-Zuckerberg si sarebbe aperta. Era proprio il 2019, il luglio di quell’anno, a un meeting in Idaho. All’epoca lo scandalo di Cambridge Analytica era ancora caldo, un annoso problema per Facebook che riguardava l’uso (e abuso) dei dati degli utenti nella piattaforma. Zuckerberg domandò al Ceo di Apple come avrebbe risolto la faccenda. Del resto, fino ad allora, i toni tra i due erano sempre stati cordiali. Quella volta, invece, il gelo. Cook disse che Facebook avrebbe dovuto cancellare tutte le informazioni raccolte dal social network al di fuori delle sue app principali. Che è come dire: Facebook dovrebbe abbandonare il suo business model e basta.
Zuckerberg non seguì il consiglio. Da allora, è guerra fredda – anche se la temperatura va aumentando.