Lo scorso febbraio Tesla ha annunciato l’investimento di 1,5 miliardi di dollari in Bitcoin. Il suo Ceo Elon Musk, scaltramente, ne ha reso conto su Twitter solo a cose fatte, causando un notevole aumento nel valore della criptovaluta. “Manipolazione di mercato?”, si è chiesto qualcuno. Ma non è questo il punto, questa volta. Sì, perché la scorsa settimana, all’improvviso, l’azienda ha venduto circa il 10% del suo investimento in crypto, che a quel punto valeva circa 2,5 miliardi di dollari.
Secondo Musk stesso, lo avrebbe fatto per “dimostrare la liquidità dei Bitcoin”, legittimandoli agli occhi della finanza. Insomma, se una svendita del genere può avvenire senza distruggere il mercato del crypto – considerato troppo volatile –, allora vuol dire che anche una grande azienda può investirci, usando i Bitcoin come liquidità. Questa dimostrazione potrebbe spingere altre aziende più istituzionali a investire pubblicamente nella valuta. Lo scorso aprile Visa ha aperto ufficialmente ai Bitcoin, per esempio, dando inizio a quella che potrebbe essere una nuova fase per il settore. Una fase in cui persino i brand e le istituzioni dell’ancien régime arrivano ad accettare le criptovalute.
Il giornalista Matt Levine ha poi raccontato anche come Musk abbia ormai confermato la sua capacità di influenzare il mercato finanziario a colpi di tweet. Prima dando il via libera al Bitcoin (dopo averli comprati), poi confessando che forse “il prezzo è troppo alto” (dopo averli venduti).