Perché potrebbe interessarti questo articolo? Federico Benini, fondatore e presidente dell’istituto di sondaggi Winpoll, evidenzia come la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd fosse già leggibile dopo il voto degli iscritti. Nell’intervista a True-news.it svela come aveva pronostica l’esito che ha invece sorpreso tutti.
Una vittoria che era scritta già dopo il voto degli iscritti: sarebbe stata sufficiente un’analisi dei numeri. Federico Benini, fondatore e presidente dell’istituto di sondaggi Winpoll, spiega come aveva previsto il successo di Elly Schlein alle primarie, unico tra tutti. «Era sin discorso da bar dire che i gazebo confermano i voti degli iscritti, sono due basi elettorali diverse, quindi imparagonabili», dice a True-news.it. E, secondo la sua analisi, la neo-segretaria è stata avvantaggiata dall’effetto onda della curiosità su una proposta nuova. Sulle prospettive a breve termine, Benini prevede «una spinta di 2-3 punti percentuali».
Winpoll aveva previsto l’esito delle primarie, anche nelle dimensioni. Cosa si è messo in moto in questa campagna congressuale?
A gennaio avevamo fatto un sondaggio in cui Stefano Bonaccini in testa con il 51,5 per cento. In cinque settimane è cambiato tutto: si è creato un effetto-onda, ossia la consapevolezza che il Pd poteva esprimere una novità nel ruolo di segretario, incarnato dalla figura di Elly Schlein. Come avvenuto in altre elezioni, c’è stato il fenomeno della curiosità. Lo abbiamo visto già nel 1994 con Silvio Berlusconi e si è ripetuto più: con il Movimento 5 Stelle, con Matteo Renzi, con la Lega e infine con Giorgia Meloni.
Insomma, l’elettorato ha promosso la proposta più fresca?
Le vittorie che ho citato sono legate dal filo rosso della curiosità. Anche in questo caso l’elettorato ha voluto votare qualcosa di diverso, di non sperimentato. Se avesse vinto Bonaccini, ci saremmo trovati dinanzi a un copione già scritto, nel bene e nel male. Lui stesso ha puntato sull’esperienza e sulla competenza, che sono propri della sua figura. Ma queste qualità non hanno incrociato l’esigenza degli elettori. Con un partito al 15 per cento, hanno preferito l’elemento dirompente rispetto alla stabilità.
Non c’entra quindi il profilo più di sinistra di Schlein?
La questione della sinistra, delle differenze sul Renzi hanno contato poco. E c’è anche un dato: il risultato tra gli iscritti ottenuto da Bonaccini doveva essere un segnale di allarme.
E perché mai visto che ha vinto con un vantaggio significativo?
C’è una spiegazione matematica molto chiara. Almeno il 90 per cento di chi ha votato Gianni Cuperlo ha poi scelto Schlein alle primarie. Sommando questi voti, lei era in vantaggio già tra gli iscritti in tutto il Nord Italia, esclusa l’Emilia-Romagna, ed era avanti in Lazio, Sicilia e pareggiava in Puglia. Nelle regioni più popolose e rappresentative era messa meglio. Come si poteva pensare che Bonaccini potesse stravincere come dicevano gli altri sondaggi? Sono sorpreso della sorpresa altrui.
Quindi nell’ultimo mese si è consolidato un trend che era già in atto…
Lo scarto, al netto del calcolo sui sostenitori Cuperlo, era di di 10mila voti a favore di Bonaccini. Su un milione di elettori alle primarie, stiamo parlando dell’1 per cento. Niente. Per questo è stato incomprensibile anche il ragionamento secondo cui le primarie non avrebbero mai ribaltato il voto degli iscritti.
Ma era sempre accaduto così, in effetti.
È stato un puro caso, una fatalità. Non c’è correlazione tra le due cose: sono due elezioni diverse, con basi elettorali differenti, una ha 100mila elettori, l’altra un milione. Ripeto: sono imparagonabili. Mi sembrava impossibile ascoltare i dirigenti del Pd dire queste cose. È un discorso da bar, che fa cadere le braccia.
Allora quale spiegazioni si dà per quanto avvenuto in passato?
Zingaretti era più popolare di Martina, Bersani era più popolare di Franceschini e Renzi era più popolare dei suoi avversari. Faccio un esempio: Zingaretti vinse di una decina di punti tra gli iscritti ma di oltre 40 punti alle primarie. A conferma di come i risultati fossero diversi.
In generale, quanto può pesare l’effetto Schlein sul consenso del Pd?
Ci sarà una bella spinta, quantificabile in 2-3 punti percentuali. Poi dopo starà a Schlein aumentare o diminuire questo dato. L’effetto è stimabile solo a breve termine. Ma è evidente che il Pd ha risvegliato un interesse: se ne torna a parlare e non è una cosa da poco. Con la vittoria di Bonaccini non sarebbe accaduto.