Molti di noi fanno fatica a tenere un buon livello di concentrazione e spesso la colpa viene attribuita alla tecnologia (anche se persino i monaci medievali avevano la stessa difficoltà). Ma in futuro potremmo avere un robot per amico, che si siederà alla scrivania accanto a no e ci aiuterà a mantenere il giusto livello di attenzione. Ci stanno lavorando i ricercatori di ingegneria dell’Università di Waterloo, in Belgio: in particolare, in questo momento stanno testando con successo un robot per aiutare i bambini con difficoltà di apprendimento a concentrarsi sui libi di scuola.
QT, il robot che favorisce la concentrazione
Sia i ragazzi che i loro istruttori hanno apprezzato i contributi positivi apportati dal robot in classe. “Il potenziale dell’uso dei robot nel sistema educativo pubblico è sicuramente notevole”, ha dichiarato Kerstin Dautenhahn, docente di ingegneria informatica ed elettrotecnica, che da molti anni si occupa di robotica nel contesto della disabilità, con l’obiettivo di incorporare i principi di equità, inclusione e diversità nei suoi progetti di ricerca. I ragazzi potranno così beneficiare di un ulteriore supporto all’apprendimento, come già succede con le sessioni di istruzione individuale e con l’uso dei tablet in aula.
Finora questo tipo di ricerca si è concentrata sui bambini con disturbo dello spettro autistico, ma, insieme ad altri due ricercatori di ingegneria di Waterloo e a tre esperti della Learning Disabilities Society di Vancouver, Dautenhahn ha deciso di ampliare il panorama dell’innovazione, conducendo una serie di test con un piccolo robot umanoide chiamato QT. La capacità del robot di eseguire gesti con la testa e le mani, accompagnata dall’uso linguaggio e dall’espresione dei tratti del viso, lo rende molto adatto all’uso.
A scuola con QT: l’esperimento
Sulla base di una promettente ricerca precedente, i ricercatori hanno diviso 16 studenti con difficoltà di apprendimento in due gruppi. In un gruppo, gli studenti hanno lavorato a tu per tu solo con un istruttore. Nell’altro gruppo, gli studenti hanno lavorato uno a uno con un istruttore e un robot QT. In quest’ultimo gruppo, l’istruttore ha usato un tablet per dirigere il robot, che ha poi eseguito autonomamente varie attività usando le parole e i gesti. Mentre l’istruttore controllava le sessioni, il robot subentrava in determinati momenti, attivati dall’istruttore, per guidare lo studente.
Oltre a introdurre la sessione, il robot stabiliva gli obiettivi e forniva strategie di autoregolazione, se necessario. Se il processo di apprendimento rallentava, il robot usava strategie come giochi, indovinelli, barzellette, esercizi di respirazione e movimenti fisici per reindirizzare lo studente verso il proprio compito.
Gli studenti che hanno lavorato con il robot, come ha spiegato Dautenhahn, “erano generalmente più impegnati nei loro compiti e riuscivano a completarli a un ritmo più elevato” rispetto agli studenti che non erano assistiti da un robot. Mentre sono previsti ulteriori studi, un primo documento, “User Evaluation of Social Robots as a Tool in One-to-one Instructional Settings for Students with Learning Disabilities2, è stato recentemente presentato alla Conferenza internazionale sulla robotica sociale di Firenze.
Insomma, chissà che in futuro ognuno di noi non abbia accanto a sé in ufficio un piccolo QT a liberarlo dalle distrazioni.
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