Lo stop del Quirinale al decreto per prorogare gli attuali contratti televisivi della Serie A dal 2024 al 2026, presentato dal senatore e patron della Lazio Claudio Lotito ma fortemente caldeggiato da tutto il calcio di vertice, ha rimesso in moto la macchina dei bandi per l’assegnazione del prossimo slot temporale dei diritti tv del pallone. Una partita da giocare tutta in salita per i presidenti della Serie A, che temono (non a torto) di vedere fortemente ridotto il valore complessivo del prodotto campionato. Quanto? Impossibile dare una risposta certa, anche perché al via del nuovo periodo mancano 18 mesi e la possibilità di estendere da 3 a 5 gli anni messi a gara dà qualche chance in più di attrarre investitori.
Le stime che circolano sono da brividi
Però le stime che circolano sono da brividi perché si spingono a ritenere credibile uno scenario in cui, a parità di condizioni, la soglia di sopravvivenza del miliardo di euro a stagione sarebbe lontana 200-300 milioni di euro. Con ricadute enormi su tutto il sistema a partire dai club di Serie A costretti a ridurre ulteriormente i propri fatturati e budget. Non sorprende, dunque, che sia sceso in campo anche Gabriele Gravina, presidente della Figc, con un messaggio chiaro: “La situazione del valore dei nostri diritti tv ci preoccupa molto, visto che la Serie A è la locomotiva del nostro movimento anche perché genera attraverso la mutualità. Se dovessero scendere in maniera importante si registrerebbe un danno irreparabile per tutto il settore calcistico italiano”.
Dai ricavi del calcio di vertice dipende a cascata la tenuta di tutto il movimento
Dai ricavi del calcio di vertice dipende a cascata la tenuta di tutto il movimento, comprendendo anche le serie minori. E’ un ragionamento che spesso è stato contestato, visto che molti continuano a considerare i presidenti della Serie A solo come i “ricchi scemi” di un tempo, incapaci di gestire il proprio business, ma che è nella realtà dei fatti perché si fonda sul principio di solidarietà che indirizza ai piani più bassi della piramide una parte delle risorse.
Il problema per la Lega Serie A è che il tempo del nuovo bando arriva in un momento di fortissime fibrillazioni
Il problema per la Lega Serie A è che il tempo del nuovo bando arriva in un momento di fortissime fibrillazioni. Ci sono i dati d’ascolto di questa stagione che mostrano una flessione nell’interesse complessivo, senza che la scommessa DAZN abbia fatto sfondare sul fronte delle generazioni giovani non erano attratte dall’offerta precedente su piattaforma satellitare. La discesa dei numeri dall’inizio 2023 è stata costante, non necessariamente legata alla campagna social dei tifosi juventini che invitano alla disdetta dopo la stangata inflitta per la vicenda delle plusvalenze, ma certamente non contrastata da un campionato il cui esito è scontato da gennaio.
La Lega Serie A aveva puntato forte sulla proroga degli attuali accordi
La Lega Serie A aveva puntato forte sulla proroga degli attuali accordi e ha incassato malvolentieri lo stop in dirittura d’arrivo. La guerra aperta con le telco, accusate di non fare nulla per contrastare la pirateria che draga circa un miliardo di euro al sistema ogni triennio, ha prodotto la risposta piccata e univoca di queste ultime. Con le quali la scintilla non è mai scoccata, a differenza di quanto accaduto su altri mercati come quello inglese.
Non ci sono ufficialità, ma i rumors dicono che la Uefa ha chiuso con Sky e Amazon
Amazon si è di nuovo posizionata sulla vetrina della Champions League e anche da lì per il calcio italiano non arrivano notizie buone. Non ci sono ufficialità, ma i rumors dicono che la Uefa ha chiuso con Sky e Amazon a metà strada tra le vecchie cifre (circa 200 milioni) e quelle attese al rialzo anche perché il format garantirà più partite e quindi più prodotto. A proposito: Sky si è presa tutto il pacchetto tranne quello di Amazon (una gara a settimana in esclusiva) e per la prima volta potrà fare da sola, senza i paletti della sentenza che fino all’anno scorso vietava a lei le esclusive per aprire il mercato. E’ per questo che molto probabilmente qualcosa in chiaro andrà ma non su Mediaset o Rai, bensì utilizzando TV8.
Già sui motori Sky si è mossa per prendere tutto e tenerselo in esclusiva
E’ il segnale del ritorno alla strategia aggressiva della pay tv satellitare la cui offerte comprende, però, da oltre dieci anni anche lo streaming con Now e il mobile con SkyGo. Già sui motori Sky si è mossa per prendere tutto e tenerselo in esclusiva, così da andare a caccia di nuovi abbonati dopo aver retto all’ondata post-sconfitta nel bando precedente per la Serie A. Avrà la stessa tentazione anche per il campionato? Difficile. Soprattutto alle cifre che interessano ai presidenti dei club cui potrebbe restare la strada di far partire il famoso canale della Lega più volte minacciato e mai reso operativo. Spezzettare il torneo, non dare esclusive e vedere quanto si raccoglie come distributori. Certo, c’è il rischio d’impresa da assumersi e fin qui storicamente la Serie A non ha mai compiuto l’ultimo passo verso l’autonomia televisiva.