Perché leggere questo articolo? Spesso nel discorso sui diritti viene data priorità alla questione dei diritti civili. Ma gli italiani sembrano preferire la lotta per quelli sociali.
I diritti sociali staccano nettamente quelli civili nelle priorità degli italiani. Nel contesto del sondaggio settimanale realizzato tra il 28 febbraio e l’1 marzo da Termometro Politico il risultato è chiarissimo. Il 51,1% dei cittadini intervistati dice che la priorità deve essere data ai diritti sociali. Tra questi, migliori condizioni di lavoro, welfare più forte, lotta alla povertà. Al confronto, solo l’1,8% delle persone dà la priorità alle questioni di genere: femminismo, diritti Lgbt, antirazzismo.
Diritti, Schlein, migranti: maggioranze numericamente simili
Nel mezzo, un’ampia zona del 39% degli intervistati che non definisce una priorità ma li ritiene importanti entrambi. Ma messi a confronto, i due diritti presentano un risultato impari. I diritti che “danno da mangiare” alle persone sono più trasversali in un’epoca che vede il 65,5% della popolazione percepire appieno impoverimento e perdita di potere d’acquisto per l’onda lunga della guerra in Ucraina e la botta dell’inflazione.
Il 51,1% è di poco maggiore ma vicino di dimensioni al 50,8% di intervistati che complessivamente ritiene la nuova segreteria del Partito Democratico, guidata da Elly Schlein, incapace di risollevare le sorti del partito in termini elettorali. Ma anche vicino al 51,3% che condivide poco (10,1%) o per nulla (41,2%) le parole di Matteo Piantedosi sul naufragio di Cutro.
“La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”, ha detto il Ministro dell’Interno. Una frase che non piace alla maggior parte degli italiani, i quali promuovono i diritti sociali, e storcono il naso su Schlein, senza però apparire meno votati a pulsioni umanitarie.
Non ci sono diritti senza doveri
Per gli analisti dell’Osservatorio Globalizzazione la crisi energetica e le nuove povertà completano un percorso iniziato con la Grande Recessione e proseguito con la pandemia. A essere messe definitivamente in discussione negli anni scorsi furono l’illusione del positivismo razionalista, la prima, per quanto incompleta “globalizzazione” economica e finanziaria, il mito del commercio come generale creatore di pace concordia, il quieto torpore delle città.
Oggigiorno, nelle società contemporanee, già minate da disuguaglianze sistemiche e problematiche di mobilità interna, a essere messe fuori gioco sono tre fattispecie: in primo luogo, la retorica della cessione di diritti sociali (sicurezza, salute, tutela del lavoro) in cambio della cosmesi dei diritti civili, la cui crescita non lenisce gli effetti dell’erosione dei primi in momenti di crisi.
In secondo luogo, la stessa ideologia della supremazia di questi diritti, a ogni costo, su ogni tipo di dovere e solidarietà (di classe, famigliare, di patria). Infine, l’individualismo consumista, che pone il benessere del singolo sopra ogni ragione di benessere collettivo e sociale, e che si sostanzia in un ridotto capitale sociale collettivo. Di cui spesso si fanno interpreti quei movimenti progressisti che dovrebbero consolidarsi a sostegno dei diritti sociali e paiono invece averli dimenticati.
Per approfondire: Il crocevia della globalizzazione
True Data
True Data è il nuovo approfondimento settimanale di True News, in collaborazione con Termometro Politico e Osservatorio Globalizzazione. Ogni settimana partiremo da una tematica di attualità nel nostro paese. Lo approfondiremo a livello demoscopico – con un sondaggio realizzato ad hoc – e a livello internazionale – con i dossier dei nostri analisti. Vi aspettiamo ogni venerdì, con il sondaggio di Termometro Politico, l’analisi di Osservatorio Globalizzazione e i contenuti multimediali di The Pitch, coordinato dalla rete di True News