Contenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro 1,5° C rispetto all’epoca preindustriale: questo è l’obiettivo virtuoso che è stato indicato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26). Ma, secondo un nutrito gruppo di scienziati, sarà difficilmente rispettabile, anzi, è “sempre più improbabile” che il mondo rimanga al di sotto dei 2°C di riscaldamento rispetto al passato, a causa dell’incapacità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra.
Lo scrivono in una lettera aperta più di 60 nomi di spicco provenienti da Stati Uniti, Canada ed Europa, tra cui il famoso ex ricercatore della Nasa James Hansen, veterano della climatologia, a cui si deve il merito di aver avvertito il mondo della pericolosa escalation della temperatura globale negli Anni Ottanta.
Deviazione dei raggi solari e sbiancamento delle nuvole
La richiesta è quella di una “rigorosa e rapida valutazione scientifica” delle proposte di geoingegneria solare, in precedenza considerate stravaganti, per fornire un rapido raffreddamento della Terra surriscaldata. In particolare, oltre all’ipotesi dello schiarimento delle nuvole per renderle più riflettenti la luce solare, l’opzione considerata più probabile dagli scienziati è quella di deviare appositamente i raggi del sole attraverso l’irrorazione nella stratosfera di particelle di aerosol, per esempio di anidride solforosa.
Come chiariscono gli scienziati, la priorità di tutti i Paesi deve rimanere la riduzione delle emissioni: nel frattempo anche la gestione delle radiazioni solari (SRM) deve essere essere approfondita e compresa a livello globale, per evitare che venga prima o poi applicata da un solo Paese per tentare di rispondere a una situazione disperata.
“Poiché le decisioni sull’implementazione o meno dell’SRM saranno probabilmente prese nei prossimi uno o due decenni, è necessaria una solida valutazione scientifica internazionale di questo tipo di intervento il più rapidamente possibile”, si legge nella lettera, come riporta The Guardian.
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Deviazione raggi solari: come funziona
Le particelle di aerosol irrorate nella stratosfera devierebbero i raggi solari, riflettendoli, e raffredderebbero rapidamente il pianeta di 1°C o forse anche di più. Resisterebbero però solo temporaneamente, richiedendo una serie costante di viaggi in aereo per vaporizzarne altre.
Se da un lato meccanismo di base è ben compreso – le eruzioni vulcaniche, ad esempio, causano in modo simile l’oscuramento della luce solare -, dall’altro la geoingegneria solare non è mai stata testata a fondo ed ha anzi incontrato una forte opposizione nel corso del tempo, a causa dei timori di impatti ambientali sconosciuti e della mancanza di governance che circonda questa pratica.
Di recente il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha pubblicato un rapporto che invita a studiare ulteriormente il tema, sottolineando che “è l’unico approccio conosciuto che potrebbe essere utilizzato per raffreddare la Terra entro pochi anni”, anche se bisognerebbe spendere decine di miliardi di dollari all’anno, in modo continuativo.
Il rapporto riconosce anche una lunga lista di potenziali pericoli, come i danni allo strato di ozono, i possibili squilibri di potere e i conflitti tra Paesi e infine il rischio di “shock da terminazione”, in base al quale un’improvvisa interruzione dell’irrorazione delle particelle scatenerebbe un’esplosione di riscaldamento globale represso.
Deviare i raggi solari: quali rischi
“Non commettiamo errori: non esistono soluzioni rapide alla crisi climatica”, ha scritto Inger Andersen, direttore esecutivo dell’Unep, nella prefazione del rapporto. “Dato che gli sforzi attuali rimangono insufficienti, sempre più voci chiedono e preparano opzioni alternative di ‘emergenza’ per tenere sotto controllo l’aumento della temperatura globale”. La geoingegneria solare, infatti, non va considerata un sostituto per la riduzione delle emissioni e non rimuove il carbonio dall’atmosfera, limitandosi solo a mascherare il riscaldamento causato dall’impiego dei combustibili fossili.
Gli oppositori della geoingegneria solare hanno a loro volta dichiarato che è preoccupante vedere l’apparente slancio che si sta raccogliendo dietro i suoi progressi e hanno esortato i governi a seguire l’esempio del Messico, che ha recentemente vietato gli esperimenti di questo tipo. Più di 400 scienziati hanno anche sottoscritto un documento che chiede un accordo di non utilizzo di queste tecniche.
“L’idea che si possa prendere il controllo del termostato globale e abbassare i livelli di temperatura fino a raggiungere lo stato desiderato è stata più volte smentita dalla comunità scientifica. Ma è un’idea molto attraente per i grandi inquinatori e per i governi che non sono disposti a investire nella trasformazione radicale del sistema, che è così urgentemente necessaria”, ha dichiarato Lili Fuhr, vicedirettore del clima e dell’energia presso il Center for International Environmental Law.
Si teme che manipolare il termostato del pianeta possa alterare i modelli di pioggia e spostare i monsoni, con conseguenze potenzialmente devastanti per i raccolti. Gli effetti potrebbero variare da una regione all’altra, con alcune aree che ne trarrebbero beneficio, mentre altre ne sarebbero danneggiate, aumentando la possibilità di conflitti. “Solo perché siamo disperati, la geoingegneria solare non diventa improvvisamente una buona idea, perché i rischi sono immensi”.