Urtis è il “chirurgo dei Vip”, anche se questa definizione gli sta stretta. Un po’ come qualunque altra definizione, verrebbe da dire. Il Dottor Giacomo sfugge alle etichette di intervento estetico in intervento estetico. Tenta di diventare quella che lui ritiene essere la versione migliore di sè. Oggi, nello specifico, presenta una folta chioma bionda e ha un aspetto decisamente femminile. Nel corso dell’intervista a Belve da Francesca Fagnani, ha spiegato di sentirsi “un minotauro, mezzo uomo e mezzo donna” e di vedersi bene così come si è chirurgicamente trasformato. Giacomo Urtis, a differenza di molti altri ospiti del talk, si è proposto alla “Queen dell Belve”. E lei ha accettato di buon grado. Forse pentendosene post, davanti alle storie fantasiose che il nostro ha voluto sciorinare riguardo alla propria vita. Vero o no, il problema sta a monte: Giacomo Urtis, ancora prima della messa in onda della trasmissione, è stato subissato di sfottò e commenti perfidi via social (soprattutto Twitter). Non da parte di Mario Adinolfi o Matteo Salvini che, stando al tenore dei cinguettii, sarebbero stati crocifissi in sala mensa per molto meno. Ma proprio da membri della comunità LGBTQIA+ che, almeno per un giorno, hanno dimenticato il proprio attaccamento al politicamente corretto per prendere di mira pesantemente il poro Urtis per “come va in giro”. Moriremo d’inclusione, signora mia. Oppure no?
Urtis a Belve: i tweet più perfidi di quelli che ben pensano
Urtis può stare più o meno simpatico come personaggio, certo, ma nell’ottica di quelli che ben pensano, dovrebbe essere innanzitutto una persona che ha deciso di intraprendere un percorso per riflettere ciò che sente di essere, ossia “non un fenomeno da baraccone, ma un ermafrodita elegante e discreto”. Che poi, nei fatti, ce la stia facendo o meno, è affar suo e degli specchi che tiene in casa. Così, a logica, dovrebbe vederla chi ogni giorni ci tartassa con le vocali da omettere in fondo alle parole, con gli asterischi e le schwa. Eppure. Eppure di Urtis si scrive che sia un pagliaccio, con tanto di emoji, un Gabriella Carlucci o un’Elena Santarelli o una Loredana Lecciso. In versione cheap o wannabe, naturalmente. Insomma, daje a ride. Questo, lo ribadiamo, prima ancora che aprisse bocca.
Urtis a Belve: il cortocircuito della comunità LGBTQIA+
Urtis a Belve ha millantato rapporti con la Royal Family inglese, tanto per dirne una. Ma il fatto è che i contenuti dell’intervista sono stati presi di mira infinitamente meno del suo nuovo aspetto. Fioccano tuttora commenti anche molto divertenti, ma che avrebbero fatto scattare l’allarme omofobia nel caso in cui a scriverli fosse stato un politico di Destra o anche solo un eterosessuale medio. Per quanto riguarda il percorso – chirurgico – dell’uomo, ci sono pochi dubbi sul fatto che non si fermerà certo qui: “Senza tutti gli interventi che ho fatto, sarei la persona più insicura del mondo”, dice. Urtis è indifendibile capro espiatorio e si può mettere alla gogna semplicemente perché non piacciono, nemmeno al mondo LGBTQIA+, i modi in cui ha deciso di intervenire su se stesso. Quanto è bella l’inclusione che si fugge tuttavia…
Urtis a Belve: perché lo sfottò libero non è omofobia?
Urtis ha fatto l’Isola dei Famosi, il Grande Fratello Vip, è da anni amico di Fabrizio Corona e simpatizza per Silvio Berlusconi (a cui però, precisa, non cura l’immagine). Tutto ciò lo rende meno “credibile” agli occhi della comunità LGBTAIA+ e dunque bersaglio di sfottò e risatine perché “vuole sembrare una donna”? Un bel cortocircuito anzichenò. O si decide che un atteggiamento sia sbagliato e incivile e quindi si cerca di andare nella direzione in cui nessuno lo metterà più in atto almeno pubblicamente, oppure si conviene che criticare la superficie e partorire “mean tweet” sull’aspetto di personaggi pubblici, a prescindere dal loro percorso e orientamento sessuale, sia accettabile. Delle due, l’una. Altrimenti, siamo tutti inclusivi con l’Urtis degli altri.