«E anche quest’anno la Ferrari il Mondiale lo vince l’anno prossimo…». La frase di un personaggio da decenni dentro al mondo della Formula 1 mentre attende l’aereo che lo porta via dal Bahrain dove si è disputata la prima corsa della stagione la dice lunga su quello che è il morale a Maranello e tra gli uomini della Rossa. Con delle differenze: da una parte c’è il più nero di tutti, Charles Leclerc, appiedato dalla sua monoposto per un problema elettrico e che ha già inquadrato bene la situazione tecnica con quella frase nel dopo-gara “la Red Bull è di un’altra categoria“.
Dall’altra c’è il bianco, o grigio chiaro, del nuovo Team Principal
Dall’altra c’è il bianco, o grigio chiaro, del nuovo Team Principal che, come scritto su questo sito nel giorno della sua nomina, ha già cominciato a mettere le mani avanti aggrappandosi alla scusa (che in realtà non è una scusa ma una vera e propria spiegazione tecnica oggettiva) che la Sf 23 non è una macchina SUA ma creata, disegnata e realizzata dal suo predecessore, Mattia Binotto. “Adesso ho il quadro completo della situazione e so a che punto siamo”, ha detto il team principal. Come a dire: se le cose anche quest’anno vanno male non è colpa mia…
La grossa, enorme, differenza con la Red Bull sta proprio nel passo gara
La realtà è che nel team, se già dopo i tre giorni di test della scorsa settimana il morale non era dei migliori, dopo la gara è calato il gelo. Si sapeva che la Ferrari fosse di livello assoluto nel giro secco, per intenderci in prova, ma che avrebbe fatto fatica in gara. La grossa, enorme, differenza con la Red Bull sta proprio nel passo gara. Tecnici ed esperti sono unanimi nel ritenere che a livello di prestazione la Rossa sia alla pari con chi comanda ma l’eccessivo surriscaldamento del posteriore (overheating) porta a non riuscire a mettere a terra tutta la potenza con la gomma che scivola e si deteriora in pochi giri. Ed è per questo che con la mescola più dura, la bianca, ieri anche la Aston Martin si è dimostrata superiore alla macchina di Maranello.
Il guasto però sembra essere di origine elettrica e non strutturale del motore stesso
C’è invece meno preoccupazione per il guasto che ha costretto Leclerc al ritiro. E non abbiamo usato il termine «guasto» e non «rottura» a caso. Lo scorso anno infatti già sulle prove al banco la power unit aveva mostrato fragilità (soprattutto agli scarichi ed al turbo) che hanno portato alla numerose rotture e alla decisione del team di correre con il motore non al massimo vista la sua fragilità. Quest’inverno invece le cose erano andate molto meglio: zero rotture, zero problemi. Fino a ieri. Il guasto però sembra essere di origine elettrica e non strutturale del motore stesso.
La grande preoccupazione però per i tifosi della Ferrari è tutta nella faccia di Leclerc
La grande preoccupazione però per i tifosi della Ferrari è tutta nella faccia di Leclerc. Il monegasco, se ce ne fosse bisogno, aveva mostrato in pista la sua forza e la superiorità rispetto a Sainz che in gara lo seguiva di due posizioni e di circa 13”. Il problema è che Leclerc è un vincente e, come tutti i vincenti, ha un solo limite: la pazienza. Al suo quinto anno a Maranello Leclerc si sente pronto per vincere e come pilota alla pari con Hamilton e Verstappen; chiede solo una macchina all’altezza della sua forza e delle sue aspettative. E, se non dovesse arrivare da Maranello, prima o poi si guarderà attorno per vedere se magari la macchina vincente (leggi Mercedes che prima o poi dovrà affrontare il tema dell’età di Lewis Hamilton) sia in un altro garage.