All’interno del vasto mondo dei cartoni per i bambini scoppia il caso del cartone Cocomelon, serie animata nel catalogo di Netflix che tanto sta facendo discutere gli esperti dell’infanzia.
Cocomelon è un cartone “tossico” per i bambini? Scoppia il caso
Cocomelon è un cartone animato che sta avendo un grande seguito tra i bambini, specie anche per il fatto di essere presente sul catalogo di Netflix. La serie animata, ad oggi, ha oltre infatti oltre 50 miliardi di visualizzazioni su Youtube e i più esperti rimarcato essere “costruita per creare dipendenza” nei più piccoli. Il motivo? Le scene cambiano ogni due secondi e i cervelli dei piccoli vengono in un certo modo “confusi” dalla struttura del cartone stesso.
La nascita del cartone Cocomelon
Cocomelon, ad ogni modo, ha avuto un enorme successo su Youtube a partire dal 2006 proprio per le sue oltre cinquanta miliardi di visualizzazioni su Youtube e numerosi spin-off pronti pronti a debuttare online. Ideato da due genitori per educare i propri figli attraverso il gioco, è ormai diventato un’ossessione per tanti bambini. All’inizio le puntate duravano tre, quattro minuti al massimo e non c’era dialogo tra personaggi, ma solo musica. Protagonista JJ, bambino sdentato con un unico ricciolo biondo.
Il successo, però, è dovuto certamente alla decisione da parte di Netflix di diffondere il cartone sulla sua piattaforma; da quel momento in poi, infatti, il successo è stato incredibile tanto che lo scorso anno ha registrato quasi quaranta miliardi di minuti visti.
Cocomelon, un cartone tossico?
Un TikToker specializzato in divulgazioni di carattere scientifico però, come scrive Claudia Casiraghi su La Verità, ha voluto dare un perché di tutto questo successo e del caso scoppiato attorno al cartone. Secondo le parole del Tiktoker specializzato in divulgazione The Circus Brain, in particolare, “il cartone, per i bambini è potente quanto il crack” perchè “se cartoni animati come My Little Pony cambiano scena ogni quattro secondi, dando modo ai più piccoli di catturare ogni elemento di ciascuna scena, CoComelon, invece, cambia scena ogni secondo o due. Il cervello dei bambini, dunque, è costretto a guardare. Non può afferrare tutto, il ritmo è troppo sostenuto. I piccoli provano e, nel provare, rimangono avvinti”. In tal modo il cervello dei più piccoli rischia di essere sovrastimolato, creando una dipendenza.
A sostenere la tesi che la struttura di Cocomelon crei dipendenza, come riportato sempre nell’articolo de La Verità, c’è anche Jerrica Sannes, esperta di educazione e sviluppo infantili. «Cocomelon si regge su una stimolazione così eccessiva del cervello infantile da agire come una vera e propria droga – ha infatti detto -il cervello riceve una dose di dopamina a causa, o grazie, al tempo passato davanti allo schermo, e sembra che più forte sia la “droga”, più forte sia la “reazione”», ha dichiarato Sannes aggiungendo che una dose sostenuta di dopamina possa provocare nei più piccoli un rischio di dipendenza e una conseguente astinenza.