Perché potrebbe interessarti questo articolo? La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha affrontato il primo passaggio di una settimana delicata: il question time alla Camera con le opposizioni che hanno cercato di metterla in difficoltà. Adesso è attesa dalla trasferta, davanti alla platea ostile, del congresso della Cgil. Con il segretario, Maurizio Landini, che ha già criticato la riforma fiscale.
Giorgia Meloni è divisa tra il primo question time alla Camera, nel ruolo di presidente del Consiglio, e la presenza al congresso della Cgil, davanti a una platea non certo amica. Tanto che il segretario Maurizio Landini ha già lanciato il monito: “Ritirare la delega fiscale, altrimenti scatta la mobilitazione”.
Insomma, la premier Meloni non sarà attesa da un tappeto rosso, ma da una folla di rossi, nel senso politico. Pronti a criticarla. Meloni deve fare i conti con un passaggio delicato da quando si è insediato il governo che, per dirla con le parole di un esponente della maggioranza, «rappresenta la sua normalizzazione come capo del governo». In che senso? «Non è più una novità, ma è una leader con un incarico importante istituzionale». Insomma, un’evoluzione del quadro, che potrebbe anche essere sintetizzato con un’etichetta: maturazione.
Question time alla Camera di Giorgia Meloni
Nell’Aula di Montecitorio, presieduta nell’occasione da Fabio Rampelli e non dal presidente Lorenzo Fontana, le opposizioni hanno cercato di metterla in difficoltà. Hanno scagliato al centro del dibattito i temi più caldi dell’attualità. La questione dei migranti è stata affidata al deputato di +Europa, Riccardo Magi, che ha scaldato i motori del question time; ha richiamato in Transatlantico tutti i ministri, insieme ai big del parlamento, compreso il senatore Claudio Lotito, venuto in trasferta per assistere alla vivace giornata alla Camera.
I colpi più pericolosi per Meloni sono arrivati da Luigi Marattin, di Italia Viva, che ha sollecitato la presidente del Consiglio sul Mes. La posizione della leader di Fratelli d’Italia è storicamente ostile a questo strumento, che però l’Europa chiede sia ratificato dall’Italia. Il duello è stato interessante, ma la premier ha schivato l’assalto, ovviamente politico, del parlamentare renziano, prendendola alla larga e chiedendo di cambiare il quadro delle norme a Bruxelles. Decisamente più interessante lo scontro con il Movimento 5 Stelle che ha affidato ad Emiliano Fenu l’illustrazione dell’interrogazione, mentre il capogruppo, Francesco Silvestri, che ha rilanciato la proposta per abbassare le rate dei mutui: «Prendere i soldi dagli extra-profitti delle banche per istituire subito un fondo che aiuti i cittadini alle prese con l’aumento delle rate del mutuo. Si tratta di una soluzione semplice, che non va ricercata nel globo terracqueo».
Question time: Meloni contro Schlein
Come nei migliori film d’azione, però, il duello più atteso è arrivato alla fine: la premier Meloni contro la segretaria del Pd, Elly Schlein. L’oggetto della contesa era il salario minimo, su cui la presidente del Consiglio ha ribadito la propria contrarietà. Spiegando di preferire lo strumento della contrattazione collettiva. La neo numero uno dem ha però rilanciato nella replica, chiedendo al governo di non scaricare le colpe ai predecessori. Ma di dare delle risposte. Alla fine non ci sono stati vinti né vincitori, come prevedibile visti i tempi serrati di un question time.
Fischi attesi al congresso della Cgil
La giornata ha segnato una rottura “come se fosse davvero iniziata la legislatura, con una maggioranza e dell’opposizione che si scontrano sui temi”, ha detto un parlamentare di centrodestra, confrontandosi con alcuni colleghi tra i vari campanelli del Transatlantico.
E che per Meloni si inizi a fare sul serio, è un dato certo: la sua presenza al congresso della Cgil è stata confermata, nonostante si vociferi che possa essere accolta da una contestazione. “Se davvero ci dovessero essere dei fischi, sarebbe danneggiata la Cgil”, vaticina un parlamentare. Il motivo? “Passerebbe per una vittima, mentre cercava un civile confronto con le parti sociali”.
Insomma, siamo solo all’inizio dello spettacolo. Anche perché gli animi si surriscaldano intorno alla riforma fiscale.