Le ultime ore sono state molto impegnative per il mondo, tra catastrofi naturali e i “classici” fatti di cronaca. Non è esente da questa lista di “vittime” anche il Messico, dove i migranti hanno appiccato un incendio per protestare contro la deportazione imminente.
Il rogo si è rivelato fatale per ben 39 persone.
Messico, i migranti appiccano incendio per protestare
La giornata di Martedì 28 Marzo si è rivelata molto difficile per diversi motivi. In Giappone si è registrato un terremoto di magnitudo 6.1 (che fortunatamente non ha causato danni) e a Lisbona si è verificato un attacco in un centro musulmano.
Questa volta la notizia giunge da Città del Messico, precisamente nella città di Ciudad Juarez, paese al confine con gli Stati Uniti d’America. A verificarsi un forte incendio in segno di protesta da parte dei migranti rinchiusi in un centro di detenzione messicano. La causa è legata al fatto che i prigionieri contestino l’imminente deportazione che il paese ha deciso per loro. Il rogo ha comunque avuto un impatto devastante ed è, forse, sfuggito di mano. A perdere la vita sono state infatti ben 39 persone, vittime così della loro stessa protesta.
La delicata situazione ha richiesto l’intervento del presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador, che ha parlato di ciò che sta accadendo nelle ultime ore:
“Presumiamo che abbiano saputo che sarebbero stati espulsi e che, per protesta, hanno messo dei materassi alla porta del centro di accoglienza e gli hanno dato fuoco, senza immaginare che questo avrebbe causato questa terribile disgrazia”.
Una tragica vicenda su cui si è soffermato il presidente durante la sua consueta conferenza stampa. In fiamme diversi materassi che hanno poi causato più danni del previsto.
Tutto a causa della deportazione che avverrà il prima possibile. Adesso sarà compito della polizia saper gestire la situazione e provare a limitare eventi di questo tipo.