a cura degli Avvocati Gabriele Sepio e Gianpaolo Sbaraglia, Studio legale ACTA
Tra gli obiettivi del Piano nazionale di resistenza e resilienza (PNRR), presentato dall’Italia a Bruxelles, c’è anche quello di mettere in campo una profonda riforma fiscale principalmente attraverso una revisione dell’IRPEF. Il risultato al quale il Governo mira è quello di incentivare la tax compliance, semplificando e razionalizzando la struttura del prelievo, nonché riducendo il carico fiscale. A partire da novembre 2020, le Commissioni congiunte Finanze di Senato e Camera hanno dato avvio alle audizioni nell’ambito “dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’IRPEF e altri aspetti del sistema tributario”, ancora in corso, almeno fino a maggio, e volta a far emergere le principali criticità dell’attuale imposizione diretta sui redditi delle persone fisiche.
Riforma Irpef, ecco perché l’Italia ne ha bisogno
Senza dubbio, i motivi ispiratori della riforma sono da rintracciare sia nell’eccessiva pressione fiscale – tenuto conto che l’aliquota marginale più elevata è pari al 43 per cento applicabile alla quota di reddito eccedente i 75.000,00 euro annui), sia nell’impianto generale del tributo. A questo riguardo, è giusto il caso di evidenziare come gli ultimi dati diffusi dal MEF, in riferimento al 2020, rilevino che il maggior gettito erariale è proprio rappresentato dall’imposta sul reddito delle persone fisiche, per un totale pari a 151.498 milioni di euro. Nel 2019, le entrate tributarie legate all’IRPEF si sono attestate a 191.602 milioni di euro (il calo delle entrate nel 2020 è riconducibile al periodo emergenziale in cui il Governo ha provveduto con diversi provvedimenti a sospendere i versamenti erariali, rinviandoli a fine 2020 o inizio 2021).
Pressione fiscale, l’Italia (42,4%) sesta in Europa
Ciò posto, la complessiva pressione fiscale dell’imposta si attesta al 42,4%, portando l’Italia al sesto posto tra gli Stati europei. Quanto alla seconda questione, invece, rispetto ai principi ispiratori che diedero alla luce tale forma di imposta, nel corso degli anni, si è assistito ad progressivo snaturamento del tributo. Si pensi, ad esempio, all’introduzione di regimi speciali o sostitutivi e a una eccessiva proliferazione di deduzioni e detrazioni, che hanno compromesso la funzione dell’IRPEF come imposta progressiva. Sul punto, appare opportuno segnalare quelle forme di tassazione di tipo “cedolare” che si sono tradotte in imposte sostitutive, quali la tassazione sostitutiva per i redditi ritratti dal capitale o per i redditi da fabbricati; o, ancora, tra i regimi speciali, quello dei “neo residenti”, degli “impatriati”, o il regime forfettario. Anche l’aumento delle cc.dd. tax expenditures ha condotto a un’estrema articolazione dell’imposta, considerando che spesso dette agevolazioni sono state introdotte sotto forma di misure temporanee ma, per effetto di continui rinnovi e proroghe, si sono stabilizzate definitivamente nel sistema tributario (es. ecobonus, sisma bonus, etc.). L’attuale emergenza epidemiologica da COVID-19 ha poi reso il sistema di tassazione ancora più frammentario ed incerto. Infatti, dall’inizio della pandemia sono state piuttosto consistenti e numerose le misure agevolative introdotte per fronteggiare l’emergenza; si pensi al tax credit sulla sanificazione, sui canoni di locazione o ai crediti d’imposta destinati a specifici settori economici maggiormente colpiti.
Riforma Irpef, come sarà quella targata Mario Draghi?
Si pensi che in base alle più recenti statistiche si contano più di cinquecento tax expenditures per un ammontare totale pari più di trecento miliardi di euro. Dal quadro complessivo, emerge l’esigenza di una radicale e profonda revisione dell’imposta come è oggi strutturata, in quanto ormai lontana dai suoi principi ispiratori, in grado di generare distorsioni nel mercato e iniquità tra i contribuenti. La riforma potrebbe avere come obiettivo il riordino omogeneo delle deduzioni e detrazioni – anche temporanee – e riconsiderare l’intero impianto dei regimi agevolativi che sono sottratti alla progressività dell’imposta. I prossimi passi che il Governo intende compiere prevedono la presentazione, entro il 31 luglio 2021, di una legge delega alla quale seguirà l’istituzione di una Commissione di esperti per realizzare in tempi certi la complessa riforma. Senza dubbio la stessa dovrà centrare gli obiettivi chiesti dall’Europa: ridurre il peso fiscale che grava oggi per lo più sui redditi da lavoro e contrastare l’evasione fiscale.