Perché può interessarti questo articolo? Il commissariamento di De Luca in Campania, deciso dalla segretaria Elly Schlein, infiamma il confronto perché i vertici nazionali si stanno mettendo contro i dirigenti che hanno un grande radicamento. Ecco la ricostruzione e il retroscena di quanto sta accadendo.
“Più che un commissario ci vorrebbe il lanciafiamme”. Riprendendo un’espressione cara (durante le ondate del Covid) al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, un esponente del Pd campano ironizza sulla situazione del partito. Dopo l’annuncio della segretaria del partito, Elly Schlein, in merito al commissariamento. La decisione della leader è stata annunciata nei giorni scorsi con il bergamasco Antonio Misiani chiamato a rimettere ordine nel partito al livello regionale, Mentre la milanese, ex leader della Cgil, Susanna Camusso dovrà districarsi nelle tensioni a Caserta. Guardando al voto delle Regionali 2025.
Campania: scontro De Luca-Schlein
I problemi per i due lombardi scesi in Campania sono vari e complessi. Nelle scorse settimane, in pieno congresso, era stato sollevato il caso di presunti tesseramenti gonfiati, tanto che in alcune zone è stato stoppato il voto. E migliaia di tesserati non hanno potuto esprimersi per esprimere la propria preferenza nei circoli, prendendo parte solo alla fase di primarie aperte. Il reticolo è complicato perché c’è una serie di alleanze a più livelli.
Il governatore De Luca, piaccia o meno, gode di una dote importante di consensi, che gli ha consentito prima di riconquistare la Regione e quindi di far inserire di nuovo in lista, alle ultime elezioni il figlio, Piero De Luca. E del resto ha dimostrato la sua forza anche alle primarie: Schlein ha vinto a Napoli, certo, ma in tutte le altre province è stata sconfitta dall’avversario, Stefano Bonaccini. “La prova di forza contro i cacicchi rischia di essere un disastro per Schlein soprattutto nel Mezzogiorno“, dice una fonte ben informata sui fatti campani. L’ennesimo commissariamento ha irritato un po’ tutti in Campania.
Boccia contro tutti
Oltre al braccio di ferro con il potente presidente della Regione, ci sono altri elementi e altri attori in campo. La segretaria ha dato ampio potere a Francesco Boccia, promuovendolo capogruppo al Senato. Ma lo stesso Boccia si è inimicato gran parte del gruppo dirigente campano. Un gruppo di consiglieri regionali, qualche settimana fa, non aveva gradito il doppio ruolo di Boccia durante il congresso. Quando era commissario in Campania e coordinatore della mozione Schlein, tanto da chiedere le dimissioni dal ruolo campano.
Tra gli avversari di Boccia ci sono anche figure di rilievo nel Pd campano come Raffaele Topo, ex deputato capace di fare incetta di preferenze sul territorio, e il presidente del consiglio regionale, Gennaro Oliviero, uno dei più votati alle ultime Regionali. “Cosa si fa con quei voti? Li gettiamo a mare?”, si chiede preoccupato un esponente del partito, che vorrebbe promuovere una sorta di tregua tra le parti. Missione complicata.
I sostenitori di De Luca alla Camera
Anche perché in mezzo al guado ci sono altri sostenitori di Bonaccini, che attualmente ricoprono ruoli in Parlamento (oltre al figlio), come il deputato casertano Stefano Graziano, fresco di nomina nella commissione Vigilanza Rai. E che con De Luca ha un rapporto molto stretto: prima dell’elezione alla Camera era infatti consulente del presidente della Regione.
Al suo fianco c’è un nome di ancora maggiore peso: la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, in cerca di una collocazione nel partito sul piano nazionale, visto che sarebbe stata di certo la vicesegretaria con la vittoria di Bonaccini. Dall’altra parte la figura emergente in Campania è Marco Sarracino, che da anni si scontra con il sistema di potere del partito nella sua regione, anche se alla fine è riuscito a trovare il modo per conviverci, seppure tra mille tensioni.
Pd in Campania nel caos
“Capirci qualcosa è certamente difficile, perché si può mettere ordine tra gli iscritti, ma alla fine serve avere un gruppo dirigente che garantisce un radicamento”, è la tesi condivisa nei circoli sul territorio. Cosa significa dal punto di vista politica? Che il grande guazzabuglio dem potrebbe portare al disastro elettorale nel 2025: il Pd nazionale vede di buon occhio il “modello Manfredi”, riferendosi al sindaco di Napoli, con un’alleanza Pd-5 Stelle basata su un nome forte. Non è un mistero che l’ex presidente della Camera, Roberto Fico, accarezzi l’idea di una sua candidatura. Solo che a quel punto si potrebbe mettere di traverso De Luca con una candidatura autonoma da guastatore.