Perché questo articolo potrebbe interessarti? Enel e StMicroelectronics stanno investendo milioni di Euro nell’area industriale di Catania, qui dove da anni sono presenti importanti aziende impegnate nel settore tecnologico. L’obiettivo è produrre in Italia quei materiali indispensabili per la transizione ecologica e immettersi in mercati sempre più grandi.
Nella periferia sud di Catania, a pochi passi dall’aeroporto, c’è un distretto dove negli anni hanno trovato posto diverse aziende impegnate nel settore della tecnologia. Non è un caso che negli anni ’90 è stato coniato il termine “Etna Valley”. Nome poi “istituzionalizzato” con la creazione nel 2007, da parte della Regione Siciliana, del distretto produttivo Etna Valley. Sinonimo in Sicilia, e non solo, di un’area capace negli anni di attirare numerosi investimenti.
Poi è arrivata la crisi, legata sia al settore e sia al distretto. Molte aziende hanno ridimensionato il numero di dipendenti e operatori, altre hanno lamentato difficoltà infrastrutturali. Dopo il Covid però, alle porte della città etnea la “Valley” è pronta a riprendersi la scena. La necessità emersa per l’Italia e per l’Europa di rendersi meno dipendenti dall’estero in diversi settori chiave, ha portato colossi come Enel e StMicroelectronics a vedere Catania come un hub importante. E da qui potrebbe partire la sfida del Vecchio Continente per dotarsi di una maggiore indipendenza energetica e tecnologica.
Gli investimenti a due passi dall’Etna
Cuore pulsante di Etna Valley sono senza dubbio gli stabilimenti della multinazionale italo-francese StMicroelectronics. Ai piedi del vulcano più alto d’Europa, l’azienda ha impiantato tra gli anni ’70 e ’80 grandi stabilimenti per la produzione di microprocessori. Tutto questo ha favorito investimenti da parte di altri operatori del settore e ha creato un indotto capace di dare lavoro, nell’era di massima espansione del distretto, a 5.000 persone.
La crisi intervenuta negli anni successivi ha parzialmente ridimensionato le attività della Valley siciliana. Una crisi generata sia da fattori esterni che interni. La concorrenza internazionale, i cambiamenti del mercato, unito anche a limiti infrastrutturali dell’area industriale catanese, hanno creato un clima ben lontano dall’entusiasmo dei primi anni.
Il ciclo adesso si sta nuovamente invertendo in positivo. Paradossalmente, a ridare fiato ad Etna Valley è stata la crisi successiva alla pandemia. Una stagione che ha svelato la vulnerabilità energetica e tecnologica del nostro Paese e dell’intero Vecchio Continente. StMicroelectronics ha annunciato a inizio anno un investimento da 730 milioni di Euro per ingrandire i propri stabilimenti alle porte di Catania e realizzare la produzione di substrati di carburo di silicio. Si tratta di elementi considerati essenziali per la realizzazione di dispositivi di potenza da impiegare per la mobilità elettrica, così come per la produzione di energie rinnovabili. L’investimento è in parte finanziato con fondi del Pnrr italiano. La scommessa dell’azienda italo-francese potrebbe, tra le altre cose, portare ad ulteriori investimenti nell’indotto e ravvivare il distretto industriale siciliano.
La gigafactory di Enel
La novità più importante degli ultimi mesi per Etna Valley ha riguardato l’annuncio di un altro investimento, quello del gruppo Enel. In particolare, Enel Green Power, come descritto nel febbraio del 2022 su IlSole24Ore, ha avviato le procedure per realizzare entro luglio 2024 la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Europa.
L’investimento è di 600 milioni di Euro, di cui 118 derivano di un finanziamento agevolato a fondo perduto da parte della commissione europea. Si denota così a chiare lettere l’importanza assunta dai nuovi stabilimenti non solo a livello italiano, bensì anche sotto il profilo continentale. La gigafactory, denominata “Tango”, è in fase di costruzione nell’area dove sorgono gli stabilimenti della 3Sun. Quest’ultima è una società interamente in mano, a partire dal 2015, a Enel Green Power ed è impegnata già dal 2011 nella produzione di pannelli fotovoltaici.
Con l’investimento però la capacità di produzione è destinata a raggiungere livelli record per l’Europa. A pieno regime, dall’impianto della 3Sun verrà prodotta energia per 3 GW all’anno, numero di 15 volte superiore a quello attuale. Essendo la fabbrica automatizzata, si potrà lavorare 24 ore al giorno per 365 giorni. Almeno mille i posti di lavoro, tra diretti e generati dall’indotto, previsti grazie all’ampliamento della gigafactory.
Le previsioni di crescita del settore fotovoltaico
In ballo però non c’è soltanto l’autonomia e l’indipendenza energetica e tecnologica dell’Italia e dell’Europa. Gli investimenti su Etna Valley vanno inquadrati anche nell’ottica di una continua espansione del settore fotovoltaico a livello globale. A luglio un report di Rystad Energy, società che si occupa di fornire dati sul mercato energetico, ha rivelato come già alla fine dell’attuale decennio il valore del settore potrebbe crescere a livelli molto elevati. Se nel 2022 infatti la produzione di pannelli fotovoltaici nel mondo ha generato un mercato da 170 milioni di Dollari, entro il 2030 la stessa cifra arriverà a 2.7 miliardi.
Se questo trend fosse confermato, entro il 2050 il valore del mercato dei materiali fotovoltaici potrebbe valere 80 miliardi. Una torta quindi sempre più grande, all’interno della quale le società europee stanno provando a inserirsi e a recuperare terreno nei confronti dei colossi asiatici, molto più avanti al momento. Riequilibrare il mercato e farlo virare verso l’Europa è la parola d’ordine. Sfida non semplice, ma che appare meno ardua ai piedi dell’Etna.