(Adnkronos) – Il Paese ha bisogno di competenze e professionalità che siano in grado di guidare un processo di crescita sostenibile, in termini ambientali, economici e sociali: la ‘just transition’ è lo strumento chiave per garantire un impatto socioeconomico corretto. La transizione energetica deve rappresentare anche una ‘rivoluzione’ sociale, culturale e dei mercati e il capitale umano è chiamato a svolgere, in questa rivoluzione, un ruolo fondamentale. La transizione ecologica prevede l’eliminazione delle attività lavorative inquinanti richiedendo lo sviluppo di nuove competenze e allo stesso tempo l’aggiornamento e la riconversione in chiave green di tutte le altre, favorendo così la creazione di nuovi posti di lavoro, i cosiddetti green jobs. A livello mondiale il bilancio sarà positivo, con 6 milioni di posti di lavoro persi entro il 2030 e 24 milioni creati. In Italia è stimato un fabbisogno al 2025 da parte delle imprese e delle pubbliche amministrazioni pari a 2,2 – 2,4 milioni di lavoratori con green skill.
“Il tema della transizione energetica e delle competenze necessarie è più che mai al centro del dibattito pubblico e istituzionale e va affrontato fornendo soluzioni di natura non emergenziale ma strutturali e soprattutto con un approccio multidisciplinare”, dichiara Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager.
Il mercato del lavoro avrà sempre più bisogno di professionalità emergenti, mentre ogni anno cresce del 5% la domanda di competenze manageriali esperte in sostenibilità. Uno studio recente dell’Anpal conferma che nell’ambito della domanda di competenze riferite al 2021 connesse alla green economy, ben il 77% delle nuove assunzioni di dirigenti è legata a green jobs e il 78% dei contratti programmati dalle aziende italiane sono destinati all’assunzione di tali competenze.
“Una capacità di visione sistemica e integrata -sostiene ancora Cuzzilla- deve essere alla base del processo di transizione che auspichiamo e che necessita di precise competenze tecniche, scientifiche e manageriali”.
Attraversiamo un’intensa emergenza climatica e stiamo sperimentando la siccità più grave degli ultimi 70 anni, nel 2021 in Europa i danni ammontano a quasi 50 miliardi di euro e l’Italia è il secondo Paese europeo per conseguenze collegate al cambiamento climatico. Ma l’Italia è anche in piena emergenza energetica. Nei primi 8 mesi del 2022 la domanda di energia elettrica risulta in aumento rispetto allo stesso periodo del 2021 (+2,0%) e rispetto al 2020 (+8,9%). Tuttavia, la quota di rinnovabili sul mix di generazione elettrica è scesa al 38%, principalmente perché la produzione idroelettrica è calata di circa il 40% rispetto allo stesso periodo del 2021. Migliaia di progetti di rinnovabili in Italia sono purtroppo fermi: la durata media di un processo attuativo è pari a 7 anni. Se il 50% dei progetti rimane bloccato nelle maglie della burocrazia, l’altro 50% viene realizzato mediamente con 6 anni di ritardo rispetto alle previsioni.
“Per una transizione energetica sono necessari importanti investimenti supportati dalle adeguate competenze”, afferma Giuseppe Ricci, presidente di Confindustria Energia.
“Un portafoglio di progetti -continua- che punti a un mix di soluzioni complementari, secondo il principio della neutralità tecnologica, assicura il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione nel modo più efficiente ed efficace possibile superando anche l’attuale stato emergenziale dovuto agli alti prezzi dell’energia e alla sicurezza degli approvvigionamenti”.
L’attuale crisi energetica è maturata ben prima del conflitto in Ucraina, a causa dello sbilanciamento tra domanda e offerta di gas provocato dal calo degli investimenti nella produzione fossile, dal passaggio da carbone a gas della Cina e dalla ripresa dei consumi post Covid. Pertanto, il modello energetico futuro dovrà necessariamente far leva su un approccio olistico che preveda, l’adozione di tutte le soluzioni rinnovabili e low carbon, in sinergia e complementarietà tra di loro, valutando gli interventi sulla base dell’intero ciclo di vita.
“Lo scenario di sostenibilità integrata elaborato da Confindustria Energia nell’ultima edizione dello studio infrastrutture -sostiene Ricci- evidenzia come le aziende abbiano in cantiere al 2030 investimenti per 182 mld € che, oltre a puntare agli obiettivi di decarbonizzazione, coniugano l’impiego di nuove professionalità con la salvaguardia dell’occupazione nei settori a potenziale rischio di chiusura stimate complessivamente in 380mila Ula”.
Il nostro Paese rappresenta una eccellenza per quanto riguarda l’economia circolare: a livello europeo il nostro indice di performance è pari a 19, con un primato del 68% di riciclo rifiuti contro il 35% di media europea. Questi sono alcuni dei dati emersi dai lavori degli executive seminar promossi da Federmanager e Confindustria Energia.
Un programma di sei incontri, concluso recentemente, a cui hanno partecipato oltre 100 manager. Promuovere una maggiore consapevolezza sulle dimensioni della sostenibilità e sulle diverse opportunità per la società era l’obiettivo principale del programma di lavoro dei seminari, che hanno esaminato vantaggi, criticità e ricerca delle soluzioni migliori per affrontare una transizione che sia giusta ed equa e che tenga conto degli impatti sociali, economici e ambientali. I partecipanti hanno avuto modo di approfondire tali aspetti attraverso il confronto con accademici, associazioni, esperti e manager del settore. L’evento di oggi è occasione di dibattito su tali argomenti, ma anche momento conclusivo del percorso formativo.
Nell’incontro, aperto con i saluti del presidente Stefano Cuzzilla e del presidente Confindustria Energia Giuseppe Ricci, le organizzazioni promotrici dell’iniziativa, Federmanager Academy e 4.Manager hanno consegnato l’attestato di partecipazione ai manager che hanno frequentato almeno 5 seminari. ‘Energie in transizione per un mondo sostenibile’ è la prima iniziativa avviata nell’ambito del protocollo di collaborazione tra Federmanager e Confindustria Energia siglato nel corso del 2022. La sinergia e la convergenza delle parti sui temi della transizione e delle competenze sono leva per la programmazione di nuovi progetti e attività congiunte.