Emanuela Orlandi, il fratello Pietro incontrerà oggi il Promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi. Dunque, si riapre ufficialmente l’inchiesta interna alla Chiesa che riguarda la storia della ragazza scomparsa ormai più di 40 anni fa.
Emanuela Orlandi, l’incontro del fratello Pietro in Vaticano
Pietro Orlandi non si arrende e porta avanti la battaglia per conoscere la verità sulla sorella Emanuela, scomparsa più di 40 anni fa. Il fratello Pietro è stato convocato dal Tribunale del Vaticano come ha annunciato l’avvocato della famiglia Orlandi Laura Sgrò. “Subito dopo Pasqua, è la prima volta che siamo stati convocati”, aveva dichiarato il legale all’ANSA. “Porteremo anche la documentazione in cui si parla della permanenza di Emanuela in Inghilterra, è una documentazione che va analizzata, anche per capire se è attendibile“, spiegava l’avvocato.
Ebbene, è previsto per oggi l’incontro di Pietro in Vaticano per discutere dei tanti punti controversi che coinvolgono in uno stretto e oscuro legame la storia di Emanuela e la Chiesa, con tanti personaggi di spicco tirati in ballo negli ultimi anni.
Papa Francesco vuole la verità sulla vicenda
L’Ufficio del Promotore ha confermato, nei giorni scorsi, “la volontà della Santa Sede di fare chiarezza sulla vicenda, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Pietro Orlandi, intraprendendo ogni azione possibile al fine di giungere ad una ricostruzione accurata degli eventi, per quanto di propria competenza”.
“Sul caso Orlandi papa Francesco e il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, vogliono che emerga la verità senza riserve” ha detto al Corriere della Sera il Promotore di Giustizia della Città del Vaticano, Alessandro Diddi. Il procuratore della Santa Sede afferma di aver ricevuto “massima libertà d’azione per indagare ad ampio raggio senza condizionamenti di sorta e con il fermo invito a non tacere nulla”.
“Ho il mandato di accertare qualunque aspetto in uno spirito di franchezza, di ‘parresia’ evangelica e tale approccio è ciò che più conta”, ha spiegato ancora Didi, “il desiderio e la volontà ferrea del Papa e del Segretario di Stato sono di fare chiarezza senza riserve”. “La premessa – ha aggiunto Diddi – è che, tecnicamente, il mio team ed io non possiamo fare indagini in Italia: per le indagini sul suolo italiano devo interfacciarmi con la Procura della Repubblica di Roma e col nuovo Procuratore Francesco Lo Voi”.
“Le relazioni tra le due rispettive Procure – ha spiegato il magistrato della Santa Sede – sono sempre state cordiali e i risultati proficui. In questa nuova fase, qualora vi saranno gli estremi, valuteremo la possibilità di inviare al ministro Nordio rogatorie chiedendo all’Autorità giudiziaria italiana di compiere gli approfondimenti ritenuti necessari così come siamo disposti, nell’ottica della reciproca collaborazione, a eseguire eventuali richieste che la Procura di Roma volesse far pervenire a noi. Le carte sono tante, tantissime”.