Sono interessanti le dinamiche della politica. Quello che era fino a una manciata di mesi era un campione della sinistra con il salvinismo (e quindi fascismo, per certi) perché aveva impedito al Carroccio di sfondare nella rossissima Emilia Romagna, adesso diventa una pericolosa quinta colonna della destra nel centrosinistra. Di chi stiamo parlando? Ma ovviamente di Stefano Bonaccini. Lui, l’uomo che è stato l’ultima linea di difesa quando tutto sembrava dover venire giù, in un dominio verde in ogni punto d’Italia. Quella sfida, l’ultima battaglia, era stata un po’ come l’offensiva contro Stalingrado, e una volta fermata, si è fermato anche il salvinismo.
In tutto questo Bonaccini era il leader e il comandante in capo
In tutto questo Bonaccini era il leader e il comandante in capo. Poi, forte di una immagine incredibile, al suo fianco è arrivata Elly Schlein. Ora entrambi corrono per la segreteria del Partito Democratico. Fin qui, tutto legittimo. Ma la stessa candidatura racconta molto dei Dem. Una vice che scende in campo prima del suo “capo”. E ci sta. I suoi supporter che iniziano a dipingerla come paladina dei diritti oppressi. E ci sta. I suoi seguaci che iniziano a buttare tutto il fango possibile su Bonaccini dicendo che è renziano, che è di destra eccetera eccetera. E qui non ci sta più. Perché si dimenticano quello che dicevano e scrivevano fino a una manciata di mesi fa.
Sullo sfondo, un discorso assai diverso
Sullo sfondo, un discorso assai diverso. Perché Bonaccini è espressione di un partito più moderato, meno di sinistra, di quello che intende Elly Schlein. E’ espressione di un partito che sfida il centrodestra del Nord sul tema dell’autonomia, non che la rifiuta. Che parla in ogni suo discorso di produttività, di aziende, di partite iva. Insomma, è un uomo di quel Nord produttivo, ma di centrosinistra. Potrebbe essere un asset incredibile, ma sta diventando un pericoloso fascista. Sic transit gloria Pd.