Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè Burocrazia, politica e interessi contrapposti: lo stallo sul nuovo San Siro

Burocrazia, politica e interessi contrapposti: lo stallo sul nuovo San Siro

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Il progetto di Milan e Inter di dotarsi di un nuovo stadio con distretto annesso nell’area dell’attuale San Siro rischia di finire su un binario morto, stritolato nella morsa di burocrazia, politica e interessi contrapposti che da tre anni (e mezzo) accompagna il dossier dei due club. Che si sia giunti al momento della verità è chiaro da fine 2022, da quando il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha reso pubblico quanto già circolava e cioè che Palazzo Marino non ha nessuna intenzione di procedere oltre senza che il Governo chiarisca la sua posizione. E siccome da Roma arrivano input discordanti, ma a breve rischia anche di essere spedito a Milano un nuovo documento di vincolo del vecchio San Siro che sarebbe la pietra tombale del progetto delle due società calcistiche, l’ipotesi di dover azzerare tutto per vedere Milan e Inter (o una delle due) scappare fuori dai confini della città diventa sempre più concreta col passare dei giorni.

I diversi piani di lettura dello scontro in atto intorno a San Siro

Ci sono diversi piani di lettura dello scontro in atto intorno a San Siro. Beppe Sala è alle prese da mesi con l’opposizione interna alla sua maggioranza che non vuole dare il via libera all’abbattimento del vecchio San Siro e alla realizzazione dell’investimento da 1,2 miliardi di euro (destinati a crescere): un misto di spinte ambientaliste e veti incrociati di comitati e personalità vicine al centrosinistra milanese che ha logorato l’esercito di Sala, tutt’altro che certo di poter compiere gli ultimi passi politici contando sui voti dei suoi uomini in Consiglio comunale. Fin qui, però, il sindaco ha tenuto botta pur tra un ritardo e l’altro.

Lo scontro tra Salvini e Sgarbi

Il cambio di inquilino a Palazzo Chigi ha, invece, mutato gli scenari di contesto intorno alla questione milanese. E qui matura lo scontro dentro il centrodestra, fotografato nello scambio sempre più acido tra Matteo Salvini, ministro leghista e tifoso rossonero, e Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura. Il secondo ha chiaramente spiegato che a breve a Milano verrà mandato un nuovo Soprintendente che vincolerà San Siro (dal 2024) rendendo impossibile l’abbattimento. Il primo ha caldeggiato la fuga di Milan e Inter a Sesto San Giovanni (giunta leghista) dove ci sono aree dismesse private pronte ad accogliere il progetto e i soldi che potrebbe portare. Aree di Hines che è il terzo personaggio della storia e che veste almeno due ruoli visto che anche l’area dell’ex Trotto, che confina con il vecchio San Siro e che diventerà un nuovo quartiere residenziale, è di sua proprietà.

Con quale vicino di… terreno?

Con quale vicino di… terreno? L’idea di Milan e Inter è spostare lo stadio verso le attuali case di via Tesio mettendo a verde e altre opere la zona attualmente occupata da San Siro, vicina all’ex Trotto. C’è chi punta, invece, a tenere in piedi il vecchio San Siro e ad affiancargli il nuovo impianto: si tratta del presidente del Senato, Ignazio La Russa, il cui influsso sulle questioni milanesi non è stato per nulla annacquato dalla carica istituzionale. Lo ha detto pubblicamente e pare deciso a indirizzare il percorso del dossier verso questa soluzione che non piace a Milan e Inter, risulterebbe alla fine una vera colata di cemento sull’area e intuitivamente non sarebbe nemmeno funzionale per Hines e per il quartiere che deve nascere a poche decine di metri dal doppio impianto.

Lo scontro politico si salda con la vicenda immobiliare

Lo scontro politico si salda, dunque, con la vicenda immobiliare. Se i club (o uno dei due) vanno a Sesto San Giovanni finiscono sempre su terreni di Hines e la giunta leghista metterebbe a segno un grande colpo togliendo a Milano il calcio che conta. Se passa il ‘lodo La Russa’ i vincitori sarebbero altri. In ogni caso, l’impressione è che in questo momento chi ha perso la forza di indirizzare la partita sia proprio Sala che vive con terrore sia l’idea di vedere Milan e Inter andarsene dai confini della città, sia di passare alla storia come il sindaco che ha abbattuto San Siro. La sua oggi è la posizione del vaso di coccio in mezzo a quelli di metallo. Milan e Inter assistono, invece, attoniti tremando all’idea di aver gettato al vento quasi quattro anni per avviarsi lentamente – ma in maniera inesorabile – su un binario morto.