Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha dichiarato che da ottobre si renderà necessaria la terza dose di vaccino, a partire dalle categorie più fragili della popolazione come i pazienti oncologici in chemioterapia o chi ha subito un trapianto. Sileri dissente invece per quanto riguarda l’obbligo vaccinale: “Al momento non vi è necessità“.
Da ottobre via alla terza dose di vaccino
Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri ha annunciato ai microfoni della trasmissione radiofonica “Ma cos’è questa estate?” la necessità di predisporre la terza dose di vaccino a partire da ottobre.
E ha precisato: “Non è il governo, ma gli enti regolatori che devono darci l’ok per l’utilizzo della terza dose. Noi siamo pronti, ne stiamo già discutendo da aprile-maggio. Sono mesi che la discussione è aperta con l’acquisizione di dati scientifici e più si avvicina ottobre, più i dati diventano forti, più probabile è che gli enti regolatori ci daranno l’ok. Io stesso ho scritto ad Aifa diverse volte, anche nei giorni scorsi, ribadendo questa necessità“.
Terza dose di vaccino, si parte con le categorie più fragili
Sileri ha anche spiegato che saranno le categorie più fragili della popolazione le prime a ricevere la terza dose di vaccino: “La terza dose dovrà essere garantita a partire da ottobre, ma si partirà con le persone più fragili, coloro nei quali è attesa una minore risposta immunitaria dopo il vaccino, come i pazienti oncologici in chemioterapia o chi ha subito un trapianto“.
Il sottosegretario alla Salute Sileri sull’obbligo vaccinale
Sempre nel corso della trasmissione, il sottosegretario alla Salute si è infine espresso in merito all’obbligo vaccinale: “Al momento non vi è necessità. È pur vero che abbiamo circa 4 milioni di over 50 che non sono vaccinati. Ma credo che la campagna di comunicazione, che in questo momento sta andando indubbiamente molto meglio di prima, consentirà di avvicinare queste persone alla vaccinazione. Se questo non dovesse accadere, forse una norma sull’obbligo dovrà essere pensata. Ma attenzione: questo non è un problema dell’Italia, ma dell’intera Europa“.
E ha continuato: “Noi possiamo anche arrivare a una soglia di vaccinazione del 90% della popolazione, ma se poi abbiamo tutti i Paesi vicini dove questa soglia non viene raggiunta, lì si genereranno varianti e il virus continuerà a circolare. Non ci troviamo davanti al morbillo o a patologie similari, per le quali l’obbligo della vaccinazione tende a portare a zero i contagi. È un problema molto più ampio e la dimostrazione è che le varianti a oggi presenti sul nostro territorio sono state tutte quante importate. Quindi, la discussione dovrà essere fatta a livello europeo“.