I nodi vengono al pettine, e Mario Draghi lo sapeva benissimo. Lo sapeva benissimo, ed ecco il motivo per cui avrebbe voluto ascendere al Colle – intoccabile dunque da qualunque parte – invece del Mattarella-Bis. Nessuno in Italia sopravvive al potere, men che meno dopo la morte della Prima Repubblica, dove i partiti sono debolissimi e i leader si succedono a velocità crescente (solo 8 anni fa c’era un super Renzi, oggi ai minimi termini, poi c’è stato un super Movimento 5 Stelle, poi un super Salvini, poi un super Conte…)
Le nubi su Draghi
Il potere italiano non logora solo chi non ce l’ha, ma logora soprattutto chi ce l’ha, lo fagocita e sputa alla velocità della luce. Dunque, le nubi su Mario Draghi si addensano. Con il passare del tempo, in vista delle prossime elezioni amministrative di giugno, con annesso referendum, si inizierà a scaldare la contesa tra destra e sinistra, tra Conte e Pd, tra Lega e Meloni. Sarà solo l’antipasto. Una volta scollinata l’estate si precipiterà verso la legge di Bilancio e a quel punto la legislatura sarà in dirittura d’arrivo. Nessuno penserà a far cadere niente prima della scadenza naturale. E proprio perché non ci sarà pericolo di caduta, inizieranno a volare le mazzate serie tra destra e sinistra, e tra destra e destra e sinistra e sinistra. E in generale tutti mazzuleranno Draghi o scaricheranno sul governo tecnico le colpe delle inefficienze dei partiti ma anche le colpe di cui Draghi si sta macchiando oggi, con la sua struttura tecnica: poco confronto, poca visione politica, nessun coraggio di rivoluzionare il sistema. Del resto, non era previsto avesse confronto, non era previsto avesse visione politica (è un tecnico, e non vuol scendere in campo malgrado le lusinghe), non deve avere coraggio di fare rivoluzioni ma deve gestire le emergenze, per questo è stato chiamato. E le ha gestite pure bene, se dobbiamo dirla tutta, a parte la vicenda di Snam che grida ancor oggi vendetta, ma di cui bisogna chiedere conto più che altro a Francesco Giavazzi.
In arrivo un periodo turbolento
E dunque? Dunque prepariamoci a un periodo turbolento, mentre i problemi rimangono tutti là, e la realtà che percepiamo e leggiamo dai giornali non è quella nella quale viviamo. Un esempio? La bolla del 110 per cento, che pagheremo a lunghissimo. Un altro esempio? La mancata riforma dei medici di base by Speranza. Un altro esempio? La carenza cronica di personale a Milano e nel Nord Italia, che esploderà in tutta la sua forza tra qualche mese. Il Nord ha fame di lavoratori, anche se nessuno lo dice, e molti lanciano allarmi un po’ ingiustificati. Ecco, soprattutto l’ultimo allarme potrebbe suonare un po’ strano. Ma basta mettere l’orecchio a terra, come facevano gli indiani, sulle rotaie sulle quali corre il business, per sentire le sofferenze delle imprese.