Voglia di cambiamento. Incredibilmente, l’elezione di Giorgia Meloni e di Elly Schlein ha la stessa matrice profonda. E non solo perché c’è un senso della prima volta di una donna alla presidenza del consiglio e di donna alla guida del Pd. Ma anche e soprattutto perché sono scelte nette. Chi mai si sarebbe immaginato una destra al governo che dichiara di esserlo?
Chi ma si sarebbe immaginato una radical durissima sulle idee alla guida di un partito plurale, con mille anime e ancor più correnti come il Pd?
Chi ma si sarebbe immaginato una radical durissima sulle idee alla guida di un partito plurale, con mille anime e ancor più correnti come il Pd? Ma l’epoca della semplificazione è questo: scegliere posizioni chiare. Elly Schlein rappresenta un concetto ben definito, il superamento definitivo e irrevocabile del “ma anche” su cui si è formato, in primis, il Pd. Un primo tentativo c’era stato con Matteo Renzi, di polarizzazione estrema e di esclusione da quella equazione “ma anche” di una parte ben precisa. Matteo Renzi aveva cercato di buttar fuori tutta quella sinistra-sinistra. Il risultato finale è che si è buttato fuori da solo, e adesso quella sinistra-sinistra governa il partito. Con un obiettivo che da oggi dovrà essere ben preciso. Ovvero quello di riconquistare voti dal Movimento 5 Stelle.
E’ Giuseppe Conte quello che si deve preoccupare, nel day after, non Giorgia Meloni
E’ Giuseppe Conte quello che si deve preoccupare, nel day after, non Giorgia Meloni. Perché la prima e più inossidabile regola della politica è che per avere uno spazio devi ammazzare quello che balla sulla tua piastrella, quello che offre il tuo stesso prodotto. Quindi, la prima sfida di Elly Schlein è tutta qui: convincere quelli che sono partiti dal Pd insipido e con gli occhi vuoti e vitrei di Letta per finire nel M5S a tornare alla base, all’ovile. Poi, finita questa cosa, si potrà pensare anche a Meloni. Che tanto davanti ha 5 anni. Sì, certo, ci sono le Europee, ma si sa che contano poco, pochissimo. Le Regionali, che contavano tanto sul livello amministrativo, sono andate. Anche se a veder bene la situazione in Lombardia il candidato pure con Elly segretaria già da prima sarebbe stato lo stesso Pierfrancesco Majorino. Sia come sia, è una svolta storica. Ognuno sul suo lato, ben distanti. Chiarezza, chiedono i cittadini. Se poi sarà semplificazione o banalità della destra e della sinistra, lo vedremo strada facendo.