Fratelli d’Italia va a caccia. Nel vero senso della parola. Con un blitz al Senato, la maggioranza ha riportato sotto l’ala di FdI la gestione delle attività venatorie. Un mondo che da sempre è vicino al partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La mossa è stata quella di destinare le deleghe sulla tutela della fauna al Ministero dell’Agricoltura, guidato da Francesco Lollobrigida, sottraendole al Ministero dell’Ambiente, al cui vertice c’è attualmente Gilberto Pichetto Fratin di Forza Italia. Così da dare un impulso diverso.
L’obiettivo dichiarato è quello di avere il controllo sulla caccia
L’obiettivo dichiarato è quello di avere il controllo sulla caccia, un serbatoio di voti per Fratelli d’Italia: i circa 600mila titolari di licenza per la caccia vedono negli esponenti del partito di Meloni un valido interlocutore. E del resto le candidature hanno spesso una precisa direzione. Il nome di riferimento è senza dubbio Sergio Berlato, attuale eurodeputato di FdI. Nel 2019 è stato eletto presidente dell’associazione cacciatori veneti e allo stesso tempo è finito al comando della confederazione delle associazioni venatorie italiane. Entrambe le organizzazioni si pongono il medesimo intento: tutelare, senza sconti, i diritti degli appassionati della caccia. Basti pensare che lo scorso 31 agosto, Berlato ha presenziato all’assemblea organizzata dai cacciatori veneti aperta, a San Giorgio di Perlena, nel vicentino, in ottica elettorale. È stato lui a rassicurare gli amanti della doppietta sulla linea politica di Meloni.
Tra gli stessi banchi dell’Istituzione europea c’è poi Pietro Fiocchi
Tra gli stessi banchi dell’Istituzione europea c’è poi Pietro Fiocchi, imprenditore nel settore della produzione di munizioni per armi di piccolo calibro. Ma soprattutto un grande appassionato di caccia. «Da cinque generazioni andiamo tutti a caccia», ha dichiarato, parlando di sé e della sua famiglia. In piena campagna elettorale si è fatto «garante» dei cacciatori per allontanare le polemiche alimentate per la candidatura dell’animalista Michela Vittoria Brambilla nelle liste del centrodestra. Ma non solo in Europa ci sono meloniani che si ergono a difensori della caccia.
Non è da meno, infatti, la deputata, rieletta alle ultime Politiche, Maria Cristina Caretta
Non è da meno, infatti, la deputata, rieletta alle ultime Politiche, Maria Cristina Caretta che in una delle sue dichiarazioni ha scandito: «Essere contro la caccia è pura ipocrisia». E del resto sul sito deadellacaccia, il cui orientamento non necessita di aggiunte, la parlamentare di FdI viene definita «dirigente venatorio, amante della caccia e donna». L’interesse verso gli appassionati della pratica venatoria è profondo. Lo stesso Lollobrigida, che da ministro avrà le deleghe sulla materia, ha affermato in un video, postato da Berlato sul proprio profilo Facebook, in cui parla della caccia come «un’attività nobile, alla quale da sempre la mia famiglia è legata, che ha visto i miei avi, mio nonno e mio padre essere dei cacciatori veri». Posizioni nette, che spiegano anche il senso dell’emendamento, presentato alla Legge di Bilancio in esame alla Camera, sottoscritto da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia. Il testo, se approvato, consentirebbe di sparare «nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto». Il tutto con la motivazione di contrastare l’avanzata dei cinghiali nelle città. Ma nei fatti dando via libera agli spari in città
Inevitabile la presa di posizione degli ambientalisti, schierati sulla sponda opposta
Inevitabile la presa di posizione degli ambientalisti, schierati sulla sponda opposta. «Si sta svendendo la tutela della biodiversità in cambio della conquista dei voti del mondo dei cacciatori e la strategia politica che è in corso», dice Angelo Bonelli, leader di Europa verde e deputato dell’Alleanza verdi-sinistra. «Questa linea viene evidentemente portata avanti anche a scapito degli altri gruppi della stessa maggioranza», osserva ancora il parlamentare, secondo cui l’obiettivo è quello di «trasformare Fratelli d’Italia nell’unico interlocutore politico del mondo venatorio, attraverso un trasferimento delle deleghe all’agricoltura e questo emendamento che è dichiaratamente inammissibile perché di natura ordinamentale che è stato invece dichiarato legittimo dalla commissione bilancio». Da qui l’appello di Bonelli: «Il mondo ecologista non è e non può rimanere indifferente di fronte a questa ennesima nefandezza, lanciamo pertanto un appello alle associazioni affinché si mobilitino insieme a noi». La chiamata alle “non armi” dei Verdi è così partita per fare da contraltare alla battaglia di Fratelli d’Italia.