Cacciari: “Partiti azzoppati dalla magistratura? E’ sempre stato così”
I partiti azzoppati da una decisione della magistratura? “E vi svegliate solo adesso: è sempre successo. Una volta sono i giudici, una volta è la Finanza, un’altra i Carabinieri”. Il professor Massimo Cacciari non ci va troppo per il sottile contro chi grida al “complotto” per la defenestrazione via “carte bollate” del leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte. Il ricorso presentato dall’avvocato Lorenzo Borré su impulso di alcuni attivisti napoletani e dell’associazione Rousseau e accolto dal tribunale di Napoli ha messo all’angolo i Cinque Stelle per la scelta di escludere dal voto circa 81mila iscritti membri del Movimento da meno di sei mesi. I profili social degli attivisti che hanno dato il là all’azione legale sono sommersi di insulti da 24 ore e tra i grillini della base fedele a Conte c’è anche chi ha rispolverato il sempreverde concetto di “giustizia ad orologeria”. La notizia infatti fa il paio con la lotta interna al Movimento contro il “neodraghiano” Luigi Di Maio e quella delle perquisizioni della Guardia di Finanza a casa Conte per delle consulenze del 2012-13 nella sua precedente attività da avvocato.
Cacciari: “Ognuno farà corsa a sé per salvarsi”
“Ma quale azzoppamento?” dice Cacciari a true-news “hanno fatto così con decine di politici”. La differenza rispetto al passato? “Che i casini interni ai partiti non si tradurranno in paralisi del governo perché per paradosso sarà più libero di fare quello che vuole”. “Casini – afferma Cacciari – dettati da una sola semplice e banale verità: con la riduzione dei deputati e la crisi tremenda di relazioni, radicamento sociale ognuno farà corsa a sé per salvarsi, senza occuparsi di null’altro, mentre Draghi ed i suoi che non hanno l’assillo del voto potranno lavorare bene se ne saranno capaci”.
Sgarbi: “Esito logico per una figura come Conte”
Il tema della “cacciata” (almeno temporanea) dell’ex premier dal vertice del Movimento fondato da Beppe Grillo non scalda i cuori neppure di un sempreverde garantista come Vittorio Sgarbi che ai giudici non ha mai risparmiato critiche quando necessario. E che anzi, in questa occasione offre una lettura originale del ricorso napoletano in cui è inciampato “l’avvocato del popolo”. “Certo – dice Sgarbi a true-news – è arbitrario che a decidere la leadership di un partito sia un tribunale” ma è allo stesso tempo “logico che una figura come quella di Giuseppe Conte, così estranea allo spirito originale del Movimento Cinque Stelle e che sta lì per opportunismo, non incontri i favori dei grillini autentici come gli attivisti del ricorso, altrettanto sgraditi, ma che rimangono gli unici custodi di una visione di cui Conte è l’esatto opposto”.
Per il critico d’arte quindi la “decisione è discutibile in astratto”, sotto il “profilo democratico”, ma va anche “riconosciuto che il tribunale ha restituito una dignità politica lesa a persone che si sono viste scavalcate”. “Il magistrato – chiude Sgarbi – ha probabilmente interpretato nella maniera corretta l’esigenza di migliaia di militanti snobbati e per questa ragione è difficile dire che Conte abbia ragione o torto”.