“È stato un Giro spettacolare...”. Parole di Urbano Cairo ieri a Verona per la fine della corsa Rosa. Il sig. Rcs si sa di professione è un venditore e soprattutto quando parla delle sue creature tende un po’ ad esagerare con gli aggettivi un po’ come ogni genitore fa con i propri figli.
Il Giro d’Italia 2022 infatti è stato uno dei più brutti della storia
Questa volta però forse ha davvero fatto il passo più lungo della gamba. Il Giro d’Italia 2022 infatti è stato uno dei più brutti della storia, e bisogna avere il coraggio di dirlo. E non lo diciamo solo noi. Basta ad esempio riascoltarsi le telecronache del mitico Riccardo Magrini su Eurosport che non sapeva più cosa fare nell’attesa di un attacco dei big.
I dati: Jay Hindley non è un fenomeno
Partiamo dai dati di fatto: Il vincitore, Jay Hindley non è di certo uno dei fenomeni del ciclismo attuale, anzi. Il suo palmares parla chiaro dato che oltre al 2° posto nel Giro 2020 non ha conquistato nemmeno l’ombra di un podio nelle grandi corsa a tappe come nelle classiche di un giorno. E non è che il resto del gruppo fosse chissà cosa. La Ineos è venuta in Italia schierando Carapaz, nella speranza del bis, un buon corridore, di sicuro lontano parente di un Poga car o di un Roglic o di Chris Froome che invece riempiranno le strade del Tour de France. Insomma, il parterre dei presente era già di per se piuttosto misero e la corsa lo ha dimostrato in maniera nitida.
Vittoria a corridori di secondo piano
Avete presente le fughe di Pantani, le imprese di Contador, il Nibali di qualche anno fa. Ciclisti che hanno regalato tappe indimenticabili dove la maglia rosa trionfava sullo Stelvio o il Mortirolo. Quest’anno invece no. La pochezza dei favoriti ha dato campo libero alle vittorie di corridori di secondo piano in ogni tappa di montagna che contava. Forse solo sul Blockhaus c’è stata l’unica vera lotta tra i big. Per il resto ci si trascinava con una fuga ed il gruppo a sfaldarsi piano piano sulla salita finale con distacchi risicati. Poco classe, poco coraggio. Soprattutto per noi italiani dove non ci siamo nemmeno potuti godere di un Filippo Ganna nelle cronometro…
Pochi ascolti tv, poco ciclismo
Poco ciclismo e anche pochi ascolti tv. Ovviamente si dirà che è andata bene e si sciorineranno cifre che paragonate agli ultimi anni più o meno saranno simili; ma una cosa è chiara: i 4-5 mln di telespettatori che aspettavano Pantani come il Messia con share del 40% sono un lontanissimo ricordo. La tappa di sabato, ultima di montagna e decisiva, ha totalizzato 2.945mila spettatori con il 26,4% di share.
E così, tristemente ci ritroveremo tra qualche mese a ricordarci questo Giro per l’annuncio del ritiro di Nibali e la divertente vicenda di Biniam Girmay, il ciclista Eritreo, primo africano a vincere (a Jesi) una tappa in una delle grandi corse a tappe ma che sul palco per l’emozione si è sparato il tappo dello spumante sull’occhio, obbligandolo al ritiro. Al Giro servono grandi ciclisti, Campioni, con la C maiuscola. Perché il percorso, senza fuoriclasse, da solo non basta per far nascere una grande corsa.