Non penserete mica che il correntismo sia morto nel Pd con l’arrivo di Elly Schlein, vero? Così come non avrete davvero pensato che Giorgia Meloni facesse davvero davvero il blocco navale… Una cosa sono i programmi, un’altra le cose che poi davvero si programmano di fare.
I primi sono buoni per gli allocchi, per farsi abbindolare. Un po’ come quando ci si tira a lucido per fare colpo. Poi la realtà, come diceva sempre Sorrentino, è più deludente. Ed è deludente perché è complessa, di quella complessità che i fan e gli agitprop proprio non capiscono. Semplici cantori di gesta che non esistono, sono solo fantasie potenziali. Il Movimento 5 Stelle annunciava di abolire la povertà, e tutti dietro ad applaudire come scemi.
Salvini annunciava basta sbarchi, e tutti dietro ad applaudire. E adesso Schlein
Salvini annunciava basta sbarchi, e tutti dietro ad applaudire. Meloni annunciava svolte sulla sicurezza, e tutti dietro ad applaudire. E adesso Elly Schlein: basta cacicchi e capibastone e correnti, e tutti dietro ad applaudire. Poi che cosa fa? Si confronta con la realtà, e nomina Stefano Bonaccini, ovvero il suo avversario, ovvero il capo di una grande corrente, a presidente del partito. Poi fa la direzione, che risponde a tutte le anime del partito, come una vera sinistra plurale sa fare, ha detto Schlein.
Entrano tutte le correnti
Traduzione: entrano tutte le correnti. Poi c’è da nominare i capigruppo, con l’accordo – indovinate un po’ – tra le correnti. E poi non bisogna dimenticarsi che c’è la sua, di corrente. A Milano Majorino ne è il capo, a Roma Michela Di Biase, e via via per l’Italia quelli che si sono schierati di qui hanno appetito e voglia di spostare in là quelli che c’erano prima. Chi segna regna, si dice nel basket. Pure chi vince alle primarie. Ma gli altri non si spostano facilmente, perché questo è il gioco delle correnti, ed è spietato. E, soprattutto, non finisce mai.