Ieri sera tutti siamo sobbalzati sui nostri divani. Oddio sta scoppiando la terza guerra mondiale, quel pazzo di Putin ha lanciato i missili in Polonia. E ci può stare eh, perché quello sicuramente è pazzo. Ma che dei missili che erano stati sparati contro l’Ucraina prendano un’altra via e arrivino ad ammazzare due persone in Polonia, beh, questa cosa è decisamente più grave. E infatti, immediatamente, gli Stati Uniti reagiscono: chi tocca un paese Nato tocca tutta l’alleanza atlantica.
Le norme Nato sono chiarissime: intervento immediato
E le norme sono chiarissime: intervento immediato. Il che vorrebbe dire, spiegato semplice semplice: tutto il mondo occidentale contro la Russia, che però non se ne starebbe con le mani in mano e insomma, per farla breve, un tutti contro tutti che manco durante le partite di risiko. Il problema è che qui i carri armati non sono di plastichina e la gente muore sul serio. Andiamo a letto angosciati, insomma. Poi però ci risvegliamo, la mattina dopo, e scopriamo che secondo gli Stati Uniti, che di certo non stanno dalla parte di Putin – anche se grazie alle pazzie dello zar ci stanno vendendo vagonate di gas a carissimo prezzo – comunque gli Stati Uniti dicono – udite udite! – che i missili non erano russi, ma ucraini.
Gli USA:”I missili non erano russi, ma ucraini!”
Certo, c’è una indagine da fare, ma questa cosa che i missili cadono qui e là, in modo un po’ azzardato, mi fa pensare. Mi ricorda in particolare quel missile che cade su una scuola, in Ucraina. Non esplode. Si incastra nella terra e i fotografi lo immortalano e soprattutto ne immortalano la scritta: “Per i bambini”, ovviamente in russo. Cercando di far passare che i russi avevano sparato un missile dritto su una scuola, che questo era precipitato e che la scritta in bella vista stava là, a dimostrare che i russi sono matti e pure carnefici. Ora, che Putin sia matto e pure carnefice lo sappiamo già, non c’è bisogno di forzare la mano e prenderci per cretini. Forse l’unica cosa da dire è che per uscire dalla guerra, oltre alla diplomazia, ci vuole un po’ di verità, perché la verità – ben più delle armi – rende liberi.