Ah che bello, è tornato Toninelli. Ogni tanto spunta, con i suoi occhialini così così, e i suoi ricciolini così cosà. Immancabilmente, dice qualcosa di memorabile. Qualcosa da ricordare. O meglio, dice qualcosa che ci fa ricordare quanto stavamo bene quando ci eravamo scordati di lui. Rappresentante del peggio che può offrire la provincia lombarda, eccelleva probabilmente solo nel culturismo da palestra che ha sempre praticato, per far tendere sugli avambracci le camicie strette e fine. Poi ovviamente è stato promosso: ministro delle Infrastrutture.
Le perle di Toninelli ministro delle Infrastrutture
Roba da mettersi le mani nei capelli, sia nelle grandi che nelle piccole cose. Sulla Tav diede il peggio di sé, ma anche nelle minuzie non scherzava. Diceva che sarebbe andato a un convegno? Gli organizzatori apparecchiavano tutto – è successo anche a me – e poi si scopriva che stava, a sera inoltrata, sotto qualche ponte dall’altra parte dell’Italia a ispezionare non si sa che e che neanche aveva il cellulare raggiungibile. Quando ci fu da scegliere un alto dirigente di nomina pubblica entrò lui nella stanza da Giorgetti a dire, candido candido, che avrebbe voluto tal dei tali perché quando faceva opposizione gli aveva passato delle informazioni “da dentro”.
No al campo largo? Se lo dice Toninelli…
La mediocrità al potere, adesso ha deciso che il campo largo di Schlein e Conte non bisogna assolutamente perseguirlo. L’ultimo vaticinio del fine politologo. L’Italia politica è davvero un posto inclusivo, dove c’è posto anche per lui.