Perché potrebbe interessarti questo articolo? Augusta Montaruli, dopo le dimissioni da sottosegretaria all’Università, ha subito trovato una nuova collocazione come vicepresidente della commissione Vigilanza Rai. Non un ruolo secondario, visto che il centrodestra punta a capovolgere la situazione a viale Mazzini. Ed ecco perché è importante il ruolo della deputata di Fratelli d’Italia, molto vicina alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni
Augusta Montaruli, poche settimane dopo le dimissioni da sottosegretaria all’Università, è tornata con un nuovo incarico. La deputata di Fratelli d’Italia, legatissima a Giorgia Meloni, ha ottenuto infatti la vicepresidenza della commissione di Vigilanza della Rai. Non una poltrona di poco conto, considerando che è stata condannata per peculato, in via definitiva, e per questo ha dovuto lasciare il ruolo di governo. Con questa mossa Meloni ha mostrato che la considera ancora preziosa nei ranghi di Fdi. E adesso Montaruli, da numero due dell’organismo bicamerale, diventa la testa di ariete per dare battaglia al servizio pubblico, finito spesso nel mirino del centrodestra nelle ultime settimane.
Montaruli per la Rai
Il caso del Festival di Sanremo è solo un episodio tra i tanti. “Non è un mistero che la maggioranza punti a mettere le mani sui vertici di viale Mazzini“, spiega una fonte che ben conosce le dinamiche interne alla Rai, ponendo come ulteriori esempi le polemiche su Lucia Annunziata e quelle continue su Fabio Fazio.
E in questo cosa potrà fare Montaruli? Secondo quanto apprende True-news, è stata investita formalmente per dettare i tempi agli altri commissari dell’organismo del suo partito. Una sorta di regista per regolare gli affondi contro la Rai, almeno fino a quando non sarà a immagine e somiglianza del centrodestra, ossia con gli attuali assetti. Quando l’operazione di cambiamento sarà terminata, dunque, dovrà indossare i panni di chi difende l’operato del servizio pubblico. Prima d’attacco e poi di difesa, dunque.
Selezione Fratelli d’Italia in Vigilanza
La selezione dei nomi della Vigilanza Rai non è stata casuale. Al fianco dell’ex sottosegretaria c’è per esempio Gianluca Caramanna, poco noto al grande pubblico ma che è collocato molto in alto nelle gerarchie di Fratelli d’Italia. Visto che vanta dei buoni uffici con il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, uno dei più importanti dirigenti del partito.
C’è poi un altro profilo in ascesa: Sara Kelany, che “se ci fosse qualche casella di governo a disposizione sarebbe la prima a essere inserita”, si spinge a profetizzare un esponente della maggioranza per confermare la fiducia che nutre in lei Meloni. Senza poi dimenticare Francesco Filini, altro parlamentare che lavora lontano dai riflettori, ma che è molto apprezzato dalla leadership del partito. Ha guidato il centro studi di Fdi, la fucina di idee che ha portato Meloni a diventare presidente del Consiglio. Ecco che quindi Montaruli può ritenersi soddisfatta del riconoscimento che le è stata dato.
Un posto in prima fila per il centrodestra
Ma quali sono le altre strategie del centrodestra per la Rai? Per quanto riguarda il Tg1 viene dato per fatto l’approdo alla direzione di Gian Marco Chiocci, attuale direttore dell’agenzia di stampa AdnKronos e già direttore del quotidiano romano Il Tempo. La sua carriera è legata a doppio filo con l’editoria di destra. “Eppure rispetto ad altri giornalisti non è mai stato uno da scontri in televisione”, osservano dall’area di centrodestra.
Insomma, la linea sarebbe quella di affidarsi a un professionista schierato, ma non eccessivamente divisivo. In questo caso i componenti di Fdi in Vigilanza Rai dovranno muoversi compatti intorno alle decisioni assunte dall’alto, visto che l’Usigrai sul punto è intenzionata a dare battaglia. Il sindacato chiede di valorizzare il personale interno, senza attingere da fuori.
Questa logica avvantaggia Francesco Pionati, notista politico di lungo corso nel Tg1, finito ai margini da qualche tempo. Con il nuovo corso il suo nome circola la direzione di Rai Parlamento, che sarebbe in linea con il suo profilo. Certo della conferma, per il Tg2, è invece Nicola Rao, subentrato a Gennaro Sangiuliano, diventano ministro della Cultura. Si tratta di una scelta in continuità con la benedizione del suo illustre predecessore, che ha acquisito sempre maggiore importanza. Mentre il Tg3, come da tradizione, resterà nelle mani del centrosinistra, andando incontro alla conferma di Mario Orfeo come direttore. Il solito valzer delle poltrone al cambio di governo, insomma.