Il nuovo codice degli appalti va studiato bene, per capire se è un pericolo oppure un miglioramento per le nostre amministrazioni pubbliche. In sostanza il codice dice un po’ di cose diverse. La più semplice da capire è che non ci vorranno più complicate gare per lavori fino a 5 milioni, basterà un affidamento diretto. E la seconda cosa che mi pare rilevante è che se più enti sono coinvolti nell’approvazione di un’opera, e uno di questi è contrario, dovrà anche portare una propria soluzione al problema e non solo dire “no”.
La verità su come oggi le aziende vengono costrette a compilare migliaia e migliaia di documenti inutili
Visto che l’argomento mi sembra contiguo, corre l’obbligo di raccontare la verità su come oggi le aziende vengono costrette a compilare migliaia e migliaia di documenti inutili. Peggio che negli anni ’50. Mi spiego. Una quindicina di anni fa nelle amministrazioni più avanzate (leggasi: Lombardia) e poi nello Stato, nasce il cosìddetto mercato elettronico. Come funziona il mercato elettronico? Molto semplicemente, il concetto di base è che l’azienda si registra, carica carrettate di documenti, autocertificazioni, certificazioni di qualità, antimafia, anticorruzione, tracciamento dei flussi bancari eccetera. Dopodiché, fatto tutto questo lavoro, per partecipare a una gara o a un bando deve solo cliccare e fare l’offerta tecnica ed economica, ma non più la parte amministrativa perché quella viene messa a disposizione direttamente dal sistema “centrale”, dalla banca dati alla quale ci si è iscritti. Come al solito l’Italia è un posto strano.
Iniziano a nascere i sistemi delle singole amministrazioni: ognuna con la sua
E così, oltre al sistema centrale nazionale, che funziona così così, iniziano a nascere i sistemi delle singole amministrazioni. Comuni, ex province, regioni. Di tutto. Ogni sistema, la sua registrazione. Ma non è finita, perché Tafazzi in Italia non va mai in pensione. Quelli che fanno i bandi, che sono funzionari pubblici, decidono a un certo momento che non vogliono più ricorrere alla banca dati unitaria, e quindi – per ogni singola gara o assegnazione – richiedono gli stessi identici moduli (ma sempre diversi sennò sarebbe semplice fotocopiarli) dell’iscrizione originaria. Risultato finale? Le società devono compilare migliaia di pagine inutilmente.
Ma non è finita ancora, perché Tafazzi fa gli straordinari
Ma non è finita ancora, perché Tafazzi fa gli straordinari. Matteo Renzi si inventa l’Anac per andare a spezzare questo circolo vizioso. L’idea, anche qui, era di fare una sorta di fascicolo contenente ogni cosa relativa all’anticorruzione. Tu amministrazione devi assegnare un lavoro? Prima di farlo vai sull’Anac, scarichi il fascicolo dell’impresa tal dei tali, e dentro ci trovi tutto: contribuzioni previdenziali, eventuali multe, cause, ricorsi eccetera. Tutto bello? Più o meno. Perché l’Anac di fatto oggi oltre a fare quel che deve fare (ovvero i controlli) – richiede di caricare gli stessi identici documenti che vengono già caricati sulla piattaforma e poi per i singoli bandi.
Non c’è che dire, proprio un bel modo di procedere…
Insomma, risultato finale? Invece di presentare i documenti una volta, per ogni singola gara, il sistema delle semplificazioni più pazzo del mondo richiede di presentarli tre volte. E quando presenti una cosa tre volte, puoi commettere errori. E quando ci sono gli errori, c’è da correggere gli errori con il soccorso amministrativo, che determina altre centinaia di documenti, altre migliaia di firme, sempre digitali, sempre ovunque, altre migliaia di fotocopie, segretarie al lavoro, amministratori impazziti e pericoli di errori che diventano denunce, che si trasformano in processi, che si trasformano in lungaggini guai eccetera eccetera. Non c’è che dire, proprio un bel modo di procedere…