Torniamo sulla questione del tetto al contante. Come ormai tutti sanno il primo atto del Governo Meloni è quello di voler portare il contante a quota 10mila euro. Ora pare che ci si attesti sui 5mila. Prima di tutto, che cosa vuol dire “tetto al contante”? Vuol dire che si possono acquistare beni fino a euro 5000 o 10000 o, come adesso, 2000. Chi vuole innalzare il tetto al contante dice di fatto tre cose, di cui una sola – secondo me – è valida.
La prima cosa che viene detta è che l’evasione fiscale non è legata all’uso del contante
La prima cosa che viene detta è che l’evasione fiscale non è legata all’uso del contante. Secondo me questo è assolutamente falso, nel senso che l’evasione fiscale è molto legata all’uso del contante. Bisogna però ribaltare la questione: non è chi spende il contante che crea il nero e l’evasione, ma chi lo incassa. Mi spiego. Ipotizziamo: pago un esercente in nero e questo a fine giornata incassa una quantità di contanti eccedente i 2mila euro. Molto probabile che si eccedano i 2mila euro. L’esercente scorretto che cosa può fare? Non può andare in banca perché sennò chiederebbero pezze giustificative e in caso di controlli andrebbe incontro a problemi. Deve spendere quei soldi. Certo, può spenderli in piccole tranches, in piccole spese, ma non può spenderne più di 2mila. Quindi? A un certo punto si troverà comunque con molti soldi in tasca per comprare bene di un valore superiore. Innalzare il tetto del contante vuol dire consentirgli di andare avanti a fare i suoi giochi.
Le banche vogliono commissioni sulle transazioni: una critica sbagliata
La seconda critica che viene avanzata a chi non vuole l’innalzamento del contante è che le banche vogliono commissioni sulle transazioni. Questo è verissimo, ma è una critica sbagliata: come fu per le ricariche telefoniche basta fare una legge con la quale si impone alle banche di non poter emettere commissioni sulle transazioni. Se ti perde un calorifero non alzi la temperatura della caldaia, ma aggiusti il calorifero.
La terza critica invece è valida. E riguarda la privacy dei pagamenti
La terza critica invece è valida. E riguarda la privacy dei pagamenti. Con i pagamenti elettronici ogni cosa viene rendicontata e messa nero su bianco. E’ l’ultimo passo, che già parzialmente è stato compiuto con la spesa online e Amazon, per la definitiva privazione di ogni privacy. Una privacy che abbiamo barattato con la comodità. Questo è un punto vero, e non è eludibile. Mi viene da chiedermi se però continuare a spingere sul contante sia più un atto di libertà individuale, che pure prenderei in considerazione, oppure un atto di libertà ad evadere.