Per molti italiani il primo impatto reale con il Kazakistan è stato sportivo: nel 2013, una squadra kazaka che prendeva il nome dalla capitale del Paese (oggi ribattezzata Nur-Sultan), l’Astana, ha infatti messo sotto contratto Vincenzo Nibali. Nibali ha vinto il Giro d’Italia due volte, nel 2013 e nel 2016, indossando la maglia azzurra dell’Astana e ha completato la sua consacrazione conquistando, a sedici anni di distanza dal successo di Marco Pantani, il Tour de France 2014. Dopo la vittoria nella Grande Boucle Kairat Kelimbetov, presidente del Kazakh Cycling, governatore della banca centrale kazaka ed ex vice-primo ministro, ha dichiarato entusiasta: “Questo è stato un progetto di grande successo; se guardate all’aritmetica, non si contano le volte che il nome Astana è stano menzionato nei giornali, nella TV e nei social media”. E non è un caso che già allora il Paese scegliesse un’icona sportiva italiana per valorizzare il “brand” Kazakistan: i rapporti tra Roma e il grande Paese centroasiatico oggi interessato da gravi proteste interne sono importanti tanto sul fronte economico quanto su quello politico-strategico.
Kazakistan, sorprendente partner commerciale italiano
Anno dopo anno il Kazakistan si sta rivelando un sorprendente e interessante partner economico, commerciale e diplomatico per il sistema-Paese. E questo segnala perché la protesta in corso contro il presidente Tokaev, l’intervento russo nel Paese e le conseguenze regionali dello scenario kazako ci riguardano da vicino.
Agricoltura, turismo, energia, infrastrutture: numerosi sono i settori in cui la diplomazia economica italiana ha ben performato nel Paese dell’Asia Centrale. Da un punto di vista economico, l’Unione europea presa nel complesso risulta il principale partner commerciale del Kazakistan, destinatario di quasi il 40% dell’export kazako totale, a sua volta costituito all’80% da petrolio e gas. Inoltre, quasi la metà degli investimenti diretti esteri nel Paese proviene dall’Ue e l’Italia è stabilmente in cima a queste classifiche assieme a Germania e Francia. Nel 2021, inoltre, il nostro Paese ha assorbito il 13,4% dell’export kazako, secondo mercato di destinazione. Se già dal 1992 un gigante come ENI è presente in Kazakistan, pronto a inserirsi nel cruciale settore dell’Oil&Gas locale, l’afflusso di capitali italiani si deve anche ad altre imprese nazionali di grandi e medie dimensioni come Tenaris, Renco, SICIM, Bonatti, Valvitalia, Rosetti Marino, Nuovo Pignone, Kios, Bedeschi, Ligabue che la Farnesina in un report sulla diplomazia economica italiana nel Paese ha ben opportunamente sottolienato.
I numeri dell’export italiano verso il Kazakistan
I danni da pandemia sono stati rapidamente riassorbiti. Nello specifico, l’export italiano verso il Kazakistan nel 2019 aveva raggiunto il volume di 1.088 milioni di euro, poi dimezzatosi nello scorso anno (565 milioni di euro). Uno scenario simile si è verificato per quanto concerne le importazioni dal Paese dell’Asia centrale all’Italia, che hanno segnato un -40,2 per cento nel 2020: da 2,11 miliardi di euro a 1,26 miliardi nell’anno del Covid. I bilanci previsionali sul 2021 lasciano presagire un ritorno in linea con il 2019. La valenza di tali dati è strategica perché riflette l’effetto della presenza “di circa 250 aziende italiane sul territorio dell’ex Repubblica sovietica”, nota Tag43. “Alcune con sede proprio ad Almaty, la città epicentro delle tensioni e capitale dello Stato fino al 1997, quando venne sostituita da Nur-Sultan (Astana). Lì Ferrero ha uno stabilimento produttivo. Stesso discorso per la bolognese Fidia Pharma, e la Tecnhogym”.
Kazakistan, un contesto geopolitico delicatissimo
La delicatezza del contesto geopolitico kazako e le tensioni interne al Paese mettono in dubbio la prospettiva operativa di questi gruppi? Ancora presto per dirlo. Ma sicuramente l’Italia sarà chiamata a stabilizzare i suoi rapporti con il Kazakistan ben bilanciando l’attenzione per l’evoluzione della situazione interna a una tutela dei propri interessi nel Paese.
In Kazakistan come in Asia Centrale anche ben prima di queste rivolte c’era “grande ‘domanda di Italia e il nostro Paese può giocare un ruolo importante nei prossimi anni”. Lo ha dichiarato l’ambasciatore d’Italia in Kazakistan, Marco Alberti, in un’intervista concessa ad “Agenzia Nova” pochi giorni dopo la seconda conferenza ministeriale Italia-Asia centrale, tenutasi l’8 dicembre a Tashkent, in Uzbekistan. Alberti, ex responsabile delle relazioni esterne dell’Enel, si è insediato a Nur-Sultan da settembre 2021 ed è chiamato a proseguire l’opera dei suoi predecessori, Pasquale D’Avino e Stefano Ravagnan, nella costruzione di un partenariato efficace con il Paese centroasiatico nell’era post-pandemica. La partita si preannuncia complessa, visto l’inserimento del grande gioco kazako nella più ampia partita strategica tra Occidente, Russia e Cina che si combatte dall’Ucraina fino a Taiwan, ma se c’è una cosa che Roma è stata in grado di fare in Kazakistan e in Asia Centrale, sino ad ora, è stata proprio la capacità di pensare a livello di sistema, unendo progressi politici e sviluppi economici nella sua attività diplomatica.
Le responsabilità dell’Italia per domare l’incendio kazako
Bisogna ricordare come questo si inserisca in un format di portata regionale: l’Italia è l’unico Paese europeo ad avere un formato di dialogo 1+5 con l’Asia centrale, avente il Kazakistan al centro. E dunque ora più che mai il nostro Paese deve saper usare le frecce al proprio arco. Per stabilizzare, nei limiti del possibile, un Paese in fiamme. Per ricordare la grande lezione strategica impartita dalle grandi città italiane del Medioevo e Rinascimento, Firenze e Venezia, che proprio sulla diplomazia commerciale con l’Asia Centrale costruirono una sintonia tra quelle terre e l’Italia che dura tuttora. Per dimostrarsi attore autonomo, nei limiti del possibile, nella grande partita tra le maggiori potenze del pianeta avente il suo nuovo capitolo in Kazakistan. Per preservare, molto pragmaticamente, posti di lavoro e opportunità di investimento. Non è un caso, inoltre, che proprio l’ambasciatore più importante del Kazakistan in Italia, Vincenzo Nibali, stia per tornare dopo diversi anni di peregrinazione a correre proprio nella squadra dell’Astana.
In questo 2022 politica, economia e immagine si uniranno nel costruire i nuovi rapporti italo-kazaki dopo le grandi proteste che sconvolgono Nur-Sultan, Almaty e le altre città del Paese. Rapporti irrinunciabili per una nazione votata alla diplomazia economica come l’Italia.