E’ la nuova eroina di tutti. Il fenomeno Elly Schlein. C’è una noia che mi prende – e lo scrive benissimo la nostra Grazia Sambruna – ogni volta che qualcuno vince qualcosa, si chiami Meloni o Schlein o Letta (anzi no: lui non vince mai niente) o Salvini, fossero anche solo le assemblee di condominio riunite. E se poi è donna – attenzione attenzione possibile misoginia con crocifissione conseguente in corso! – c’è ancor più banalità nella celebrazione, un rallegrarsi di prima volta, un riverginarsi di ideali che poi sono sempre i soliti usati e abusati a piacimento.
Sempre la solita storia, con sempre gli stessi titoli, sempre le stesse citazioni
Annoiano me che ho fatto del racconto della politica e del potere la mia più grande passione. Figurarsi gli elettori, che leggono sempre le stesse cose. Robe talmente zuccherose da farsi venire il diabete, per quanto riguarda i supporter. Roba talmente acida da farsi venire un’ulcera, per quanto riguarda gli haters. Ma che poi, Elly Schlein è stata brava? Sì, come è bravo chiunque vinca un’elezione in cui non è favorito. Ci sono luci e ombre, sicuramente sì, come chiunque vinca qualcosa. Ma se questa fase è del tutto prevedibile, zuccherini e acidi, è il pensiero di quella successiva che mi provoca un rigurgito amaro di disgusto.
Prima i coriandoli della festa, poi i coltelli
Cioè quella nella quale progressivamente il fenomeno Elly diventa il “disastro Elly”. Inevitabile non per la bravura o meno della signora, ma perché il giochino è semplice ma spietato. Per due giorni ci sono i coriandoli della festa sulla nuova segretaria, e poi arrivano i coltelli, giorno dopo giorno, a scarnificare la leadership fino a non lasciarne nulla, sotto al faro impietoso degli stessi giornali che all’iniziano leccano, poi mordono, e infine ripuliscono l’osso andando già a prendersi la prossima preda, il prossimo fenomeno, in un circolo vizioso che più che altro è estremamente noioso e che soprattutto non fotte più quasi niente a nessuno.