Sta per iniziare. E già provo noia, perché è sempre la solita solfa. Sta per iniziare il mantra: attenzione al fascista. Oh, sia ben chiaro, chi vi parla è antifascista da sempre, laddove il fascismo è la privazione della libertà, la negazione della democrazia, è la guerra, è la sopraffazione, è l’impossibilità di accettare le opinioni diverse o divergenti. Ma il fascismo, quello con la mano tesa, del saluto romano, io non l’ho mai vissuto perché era finito oltre 35 anni prima della mia nascita e poi non l’ho più incrociato, se non per qualche deficiente che si proclamava tale.
Il pericolo fascista
Più spesso, invece, ho incrociato il “pericolo fascista” come fenomeno giornalistico. E’ una peculiarità italiana, e la cosa fantastica è che viene invocato da destra e da sinistra, in modo alquanto simile. Appena qualcuno non sa come controbattere in una discussione, arriva il “sei un fascista!”. Mi è capitato in una cena, una volta, a New York. Avevo detto a una commensale che bisogna valutare le donne per il merito e non per il fatto che sono donne. Maschilista e fascista, mi disse.
Ma torniamo all’inizio: sta per iniziare la stagione del “pericolo fascista”. La motivazione è semplice: l’obiettivo si sta spostando da Matteo Salvini e dalla Lega a Giorgia Meloni e a Fratelli d’Italia. I quali – giustamente – si godono il successo nei sondaggi e nelle urne, ma dovranno a breve passare le forche caudine delle inchieste giornalistiche sui fondi e sui soldi, delle inchieste giudiziarie originate dalle inchieste giornalistiche, il tutto condito con l’accusa di essere razzisti, fascisti, antidemocratici.
Elettorato verso destra
La cosa incredibile è che sulla scala sinistra-destra, il Pd ha ottenuto il rimarcabile risultato di avere come avversario adesso non Salvini, ma Meloni, che sicuramente sta più a destra. Insomma: l’elettorato si sta spostando a destra. E lo sta facendo in tutta Europa. Perché? Perché quando arrivano le difficoltà, quelle vere, si scelgono le forze anti-sistema, e queste stanno a destra (anche qui, in barba al fascismo che fu, ovvero conservatore).
Guardate in Francia: Macron per governare ha bisogno dei gaullisti. In un mondo politicamente ideale il rimedio numero uno sarebbe quello di iniziare a proporre ricette adatte, idee nuove, sia dalla destra sia dalla sinistra. Invece no: perché idee nuove e ricette adatte vogliono dire fatica di elaborazione e di spiegazione. Molto più semplice archiviare il tutto come quella commensale, a New York: “Fascista”, mi disse, e la chiuse là. “Fascista”, e vincere così la partita dialettica. Poi, nelle urne, sarà tutto un altro discorso. Ma a quello si penserà poi, no?