Queste elezioni raccontano una cosa ben precisa. Che il centrodestra vince e si conferma, e che le bugie hanno le gambe cortissime. E che i media, anche se si mettono tutti insieme a dire una cosa, comunque non riescono imporre più una opinione alla gente.
Parliamo della Lombardia, e riavvolgiamo il nastro
Solo due anni fa chiunque avrebbe detto che la regione più ricca d’Italia avrebbe cambiato bandiera. Fontana assassino, Fontana ladro, Fontana indagato. Sì, e invece no. Fontana archiviato, prosciolto, innocente, brava persona. Questo era, e questo la gente ha capito. Ha capito che non aveva voluto uccidere nessuno, e che le tragedie capitano e ognuno le affronta con le armi che ha. E ha capito che la gentilezza dell’uomo è un tratto distintivo, la signorilità anche di fronte all’attacco concentrico di tutti, dagli influencer agli stessi direttori di giornali che poi, nelle dirette televisive, ieri sono andati a leccargli il deretano. Funziona così. Altro che narrazioni distorte.
Ad Alzano e Nembro ha vinto Fontana
Fontana, capito? E tutti quelli che hanno usato Alzano e Nembro, e i morti nelle Rsa, e le infinite polemiche inutili sui camici muti. Muti. Trasmissioni televisive di finte inchieste, finti scandali, finto tutto. Hanno contato zero. Perché a differenza del primo giro, cinque anni fa, quando Attilio Fontana di fatto cavalcò l’onda di una Lega fortissima, questa volta è lui che ha preso in braccio il partito, e l’ha portato in alto. La sua lista civica è passata dall’1,5 per cento al 6. Vuol dire che la gente ha voluto lui, quella sua signorilità un po’ demodè ma tanto rassicurante, che raccontava una Lombardia così. Tranquilla. Rassicurante. Umile ma operosa. E tutte le altre cretinate, scritte da Roma parlando di Milano e della Lombardia, sono finite in nulla.