Il futuro del Pd, in fondo, è semplice. Da una parte c’è un accordo stabile e duraturo con il Movimento 5 Stelle, e il ritorno de facto ai vecchi Ds, con tutta la parte centrista che verrà riassorbita dal Terzo Polo. Dall’altra parte c’è la volontà di offrire una propria alternativa al Movimento 5 Stelle e dunque dare una propria linea che si allontani dalla sinistra massimalista e provi a barcamenarsi tra Terzo Polo e Giuseppe Conte. Linea difficilissima, questa.
Soprattutto perché man mano che le settimane passano, gli elettori riformisti fuggono verso il Terzo Polo
Soprattutto perché man mano che le settimane passano, gli elettori riformisti fuggono verso il Terzo Polo mentre quelli di sinistra plaudono agli accordi locali e regionali con il Movimento 5 Stelle. L’intesa con Conte non solo “meridionalizza” il Pd, ma di fatto rende ancor più ininfluenti i Dem del Nord, che attualmente governano nelle grandi città ma che sul livello politico romano non toccano palla malgrado abbiano strappato al centrodestra il Comune ormai 11 anni fa.
Le Regionali non sono un elemento disgregatore
Le Regionali, in questo contesto, non sono un elemento disgregatore, ma più che altro un ritardante. In moltissimi che vedono con il fumo negli occhi quanto sta avvenendo nel Lazio e in Lombardia non stanno uscendo per un unico motivo: c’è da prendere le preferenze e tornare nelle assise regionali. Ma chiusa questa parentesi, se vincerà Elly Schlein, allora sono pronti a uscire, andando a infittire le fila del Terzo Polo, che si sta strutturando pesantemente proprio nel Nord Italia, andando a consolidare il voto ottimo delle ultime politiche, dal Po in su.