Cerchiamo di inquadrare l’importanza delle cose. Oggi su tutti i giornali l’apertura è che c’è un documento americano, su un’indagine aperta, che rivela che la Russia avrebbe pagato 300 milioni di euro a partiti in 20 paesi del mondo. Per fare i conti della serva: se avesse supportato due partiti per paese, sarebbero 9 milioni l’uno. Tanti, ma non tantissimi. In ogni caso, è una notizia importante, anche se mancano un bel po’ di verifiche. Chi ha preso i soldi? Non si sa. Quali sono i Paesi? Non si sa. C’è anche l’Italia? Non si sa, almeno per ora. Quali partiti in Italia se ci fosse l’Italia? Tutti dicono Lega e Berlusconi e Fratelli d’Italia, ma non si sa, e anzi la Lega annuncia querele. Insomma, è una storia piena di “non si sa”.
Approvato un emendamento per rimuovere il tetto di 240mila euro per i vertici apicali della pubblica amministrazione
Quello che invece si sa per certo, e ci riguarda da vicino, è un emendamento che è passato ieri al dl Aiuti. Il Dl Aiuti è quel provvedimento che dovrebbe aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà. Peccato che qualcuno abbia pensato bene, complici le strutture ministeriali perché questa cosa qui non l’ha fatta la politica da sola, di presentare un emendamento – che è stato approvato – per rimuovere il tetto di 240mila euro per i vertici apicali della pubblica amministrazione. Oggi infatti i direttori generali, i capi di gabinetto eccetera, possono prendere al massimo 240mila euro. Perché 240mila euro? Perché è il massimo che prende il Presidente della Repubblica, che a sua volta prende esattamente quanto il primo presidente di Cassazione. Tutti nello Stato italiano prendono al massimo 240mila euro. Tanto? Poco?
Facciamoci un conto: è più difficile fare il capo del governo italiano, che comanda il Tesoro il quale a sua volta comanda tutte le partecipate statali, oppure fare l’amministratore di una di queste partecipate statali? Risposta semplice: il capo del governo. Eppure il premier prende meno di 240mila euro mentre l’ad di Eni, per dirne una, nel 2020 si è portato a casa 6 milioni di euro. E attenzione: anche il 50esimo dirigente di Eni in ordine di importanza prende più di 240mila euro.
Andiamo avanti. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, guadagna meno di 120mila euro l’anno
Il suo direttore generale ha preso 225mila euro. Che è anche poco. Perché quando Beppe Sala faceva il direttore generale del Comune di Milano, nel 2009, si portava a casa quasi 290mila euro l’anno. Insomma: adesso che è sindaco e che comanda il direttore generale, prende meno della metà di quando lui era direttore generale.
E attenzione. Qui parliamo di Milano.
Una struttura enorme per una città enorme, seconda solo a Roma. In un Comune di medie dimensioni, tipo 50mila abitanti, il sindaco percepisce uno stipendio di 3400 euro ovviamente lordi. Tanti? Mica troppo, perché ad esempio in quei 3400 euro non c’è la pensione, non c’è nulla, non c’è l’assicurazione. E ovviamente ci sono 12 mensilità. Niente. Se ci mettiamo la pensione e tutto il resto, stiamo dicendo che un sindaco che amministra un comune di 50mila persone, che ha quindi circa 150-200 dipendenti e realisticamente un patrimonio di svariate centinaia di milioni di euro, prende 2500 euro al mese sempre lordi. Ma il segretario generale di quello stesso comune potrà prendere realisticamente anche 85-90mila euro. A Brescia, dove gli abitanti sono 200mila, il sindaco si porta a casa 70mila euro, per un totale di – udite udite – 11 euro l’ora. Tuttavia nessuno dei 30 dirigenti del Comune, scende sotto gli 82mila euro l’anno. Il che vuol dire che ogni dirigente del Comune prende più del suo sindaco. E’ normale? E’ normale che i tecnici prendano più di quelli che li comandano, che per inciso se fanno qualche cretinata vengono “licenziati” dai cittadini mentre loro sono dipendenti che nessuno andrà mai a toccare, soprattutto se rintanati nei vari ministeri? Se invece di fare stupido populismo iniziassimo a pensare che un sindaco non può prendere quanto due uscieri del Comune, forse faremmo un grosso passo avanti.