“Rimane possibile l’asporto e la consegna del cibo a domicilio”. Il premier Conte non ha ancora pronunciato queste parole che a Milano esplode la rabbia dei rider. Prima in piazza Virgilio, zona Concilizione a Milano. Come ricostruisce Affaritaliani.it Milano verso le ore 18:40 un gruppo formato da qualche decina rider in sciopero blocca il motorino di un collega di Glovo in servizio. E gli svuota per strada lo zaino pieno di cibo per non farlo lavorare. Nel corso della serata si capisce che non è un caso isolato. “In Paolo Sarpi è successo il delirio” racconta Luca, un abitante della “china town” milanese ricca di locali che fanno delivery. “Fermano chi ha il cibo e in maneira violenta e glielo distruggono”. Gli abitanti del quartiere confermano almeno due risse fra lavoratori. La prima in via Ceresio, la seconda di fronte al McDonald di via Paolo Sarpi. Sono giorni caldi sul fronte dei fattorini in città. Le inchieste della magistratura milanese non hanno fermato lo sfruttamento. Affaritaliani.it Milano sa di decine di rider che dormono all’addiaccio, nonostante la pandemia, in un magazzino abbandonato di via Fantoli 28, perfieria est della città. L’autoconvocato sindacato di base Deliverance Milano che da anni organizza i lavoratori di Glovo, Deliveroo, Just Eat, Ubereats per ottenere miglioramenti retribrutivi e contrattuali ha proclamato lo stato di agitazione fino a domenica e uno sciopero delle consegne deciso attraverso un’assemblea online. Il motivo? L’accordo siglato dalle piattaforme della gig economy riunite nell’associazione di categoria Assodelivery con il sindacato Ugl per il nuovo contratto di lavoro che, secondo quanto riferisce Deliverance Milano dalla propria pagina Facebook, mantiene il pagamento a cottimo e abbassa le tariffe: Ubereats prevede 1,99 euro a consegna; Deliveroo ha abbassato le paghe e tolto i turni, obbliando i fattorini a restare connessi per ore senza guadagnare nulla; Glovo ha portato la paga base da 2 euro ad 1,30 con la parte variabile per chilometro che è passata da 63 centesimi a 50 cent; infine JustEat ha allungato le tratte e diminuito la paga minima, portata sotto i 6 euro. Il sindacato di base accusa questi comportamenti di essere paragonabili al “caporalato” (accusa che ha preso forma anche in tribunale a Milano per l’inchiesta su Ubereats) e chiedono che venga applicata la legge 128 che prevede l’introduzione di una paga oraria di 10 euro lordi come previsto dal Contratto nazionale dei trasporti e della logistica, oltre a tutele contrattuali tipiche dei rapporti di lavoro subordinati come ferie, malattia e Tfr.
Per questi motivi i lavoratori più organizzati sono scesi in 150 in corteo per le vie di Milano. Alcuni gruppi di loro, i più sindacalizzati, hanno scelto di bloccare chi continuava a lavorare usando anche la violenza. Perché? Perché uno sciopero a metà non danneggia le piattaforme e le società – è il ragionamento. Secondo quanto apprende Affaritaliani.it Milano dal sindacato di base, sono state date indicazioni ai rider di non lavorare “ma non di usare violenza”. Anche se è “invitabile che chi sciopera per diritti di base e dignità si scontri con chi continua a lavorare e i cosidetti crumiri”.