E’ un quadro a tinte fosche quello delineato nella Relazione sullo stato di diritto in Italia 2022. Il rapporto sulla Rule of Law è uno strumento di cui si è dotata l’UE da alcuni anni per favorire un dialogo tra le istituzioni europee, gli Stati membri e la società civile allo scopo di rafforzare il rispetto dei principi dello stato di diritto. L’Unione vigila sui sistemi giudiziari, sui sistemi anticorruzione, sul rispetto dei diritti fondamentali e predispone un rapporto per ogni Stato dell’Unione.
Trasparenza dei finanziamenti ai partiti, una chimera
Ci sono riforme che Bruxelles attendeva entro la fine di quest’anno, ma che non saranno portate a termine a causa della crisi del governo Draghi. Tra queste il nuovo piano nazionale anticorruzione, la legge sul conflitto di interesse, la legge sull’attività di lobbying, oltre al varo di strumenti per il controllo e la trasparenza dei finanziamenti ai partiti politici.
Nelle trentacinque pagine del report, viene evidenziato come “il 2022 ha visto lo svolgersi di diversi casi di corruzione, in fase di indagine, azione penale e giudizio, per violazione della legge sui finanziamenti pubblici dei partiti politici, che hanno coinvolto anche figure politiche di alto livello. In tale contesto, la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti rappresenta un ostacolo per la responsabilità pubblica, perché si tratta di operazioni difficili da tracciare e monitorare”.
Finanziamenti, informazioni poco accessibili
Viene quindi spiegato come le norme in vigore dal 2019 sulla trasparenza dei finanziamenti alle organizzazioni politiche che obbligano i partiti a pubblicare i dati sulle donazioni (quelle superiori ai 500 EUR, in denaro o in natura, devono essere pubblicate insieme all’identità del donatore entro un mese dalla data della percezione. Le donazioni estere sono vietate), perdono di efficacia in quanto “le informazioni accessibili al pubblico sono conservate in formati diversi e non sono strutturate in modo uniforme, limitando così le possibilità di un monitoraggio pubblico che possa incidere sulla responsabilità. Non esiste un registro centralizzato, unico e leggibile automaticamente, che contribuirebbe a rendere disponibili tali informazioni sul finanziamento dei partiti e delle campagne in modo coerente, comprensibile e tempestivo”.
Dichiarazioni patrimoniali dei parlamentari, l’Italia fa orecchio da mercante
“Sussistono”, si legge nella Relazione, “preoccupazioni in merito alla proposta legislativa sui conflitti di interesse per i titolari di cariche politiche, compresi i parlamentari, pendente in Parlamento ormai da anni. Il disegno di legge comprende una definizione di conflitto di interessi e introduce misure di integrità più rigorose per i titolari di cariche di governo nazionali, regionali e locali. Finché la nuova legge non sarà adottata ed entrerà in vigore, la legislazione sui conflitti di interesse rimarrà frammentaria. Non è stato adottato un codice di condotta deontologico. Analogamente, non si sono registrati ulteriori sviluppi per quanto riguarda la pubblicazione obbligatoria delle dichiarazioni patrimoniali dei membri della Camera dei deputati e del Senato, che rimane soggetta a un regime frammentario e non trasparente”.
Nessun progresso è stato fatto per ottemperare alla richiesta dell’Europa, (contenuta nelle due precedenti relazioni sullo stato di diritto (2020 e 2021) ), di pubblicare obbligatoriamente le dichiarazioni patrimoniali dei deputati e dei senatori.
Legge sull’attività di lobbying, ambito troppo ridotto di applicazione
Nel gennaio 2022 la Camera dei deputati ha approvato una delle proposte di legge sulle attività di lobbying che erano state presentate nel 2018 e nel 2019, relativa all’istituzione di un registro elettronico obbligatorio dei rappresentanti di interessi. Ha destato preoccupazione l’ambito ridotto di applicazione proposto, che esonera le associazioni di categoria, i sindacati e le confessioni religiose dall’obbligo di registrazione, nonostante abbiano un ruolo rilevante di rappresentanza di interessi nel processo decisionale. Inoltre, il periodo di incompatibilità di un anno per chi ha avuto incarichi di governo a livello nazionale e regionale, in seguito alla cessazione di tale attività, volto a prevenire il fenomeno delle “porte girevoli”, non si estende agli ex parlamentari.
Il 2022 ha visto lo svolgersi di diversi casi di corruzione, in fase di indagine, azione penale e giudizio, per violazione della legge sui finanziamenti pubblici dei partiti politici, che hanno coinvolto anche figure politiche di alto livello. In tale contesto, la pratica di incanalare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche prima che vengano trasferite ai partiti rappresenta un ostacolo per la responsabilità pubblica, perché si tratta di operazioni difficili da tracciare e monitorare.
Giustizia, processi lunghi e ritardi nella digitalizzazione
Nell’analisi del sistema giudiziario, la Ue ritiene che alcuni passi avanti siano stati fatti con la riforma Cartabia, ma evidenzia come il livello di indipendenza della magistratura percepito in Italia resta basso tra i cittadini e denuncia i ritardi nella digitalizzazione del sistema giudiziario che avanza nei tribunali civili e amministrativi, ma continua ad incontrare difficoltà nelle sedi penali e nelle procure. Così come rimane un grave problema la durata dei procedimenti.
Un ampio capitolo della Relazione sullo stato di diritto è dedicato a “Pluralismo dei media e libertà dei media”. L’Unione Europea nutre preoccupazione per le «condizioni precarie in cui lavorano molti giornalisti in Italia.
Libertà di stampa sotto attacco
Continuano ad aumentare le aggressioni fisiche, le minacce di morte e le altre forme di intimidazione subite dai giornalisti. E, anche se le condanne al carcere per diffamazione sono state “largamente abolite” dopo una sentenza della Corte Costituzionale del 2021, “destano preoccupazione l’uso combinato di cause civili e penali nei confronti dei cronisti”.
Il report denuncia, infine, «preoccupazioni riguardo alla mancanza di trasparenza nella distribuzione della pubblicità di Stato, ai conflitti di interesse e agli ostacoli all’accesso ai documenti pubblici».