E così, mentre siamo distratti dal Salone del Mobile che invade Milano, mentre siamo preoccupati dalla Russia che invade l’Ucraina, mentre siamo tutti presi a invadere spiagge e amene località di vacanza per il ponte del due giugno, a Peschiera del Garda succede, per l’ennesima volta – così come già successo a Milano a Capodanno – che italiani di seconda generazione, o di terza, si radunino per molestare “ragazze bianche”, che passano ore di terrore in balia di una folla vociante di maschi arrapati. Si noti, per piacere, che nessuno vuole dare per rilevante il colore della pelle dei molestatori, se non fosse che loro stessi si auto-definiscono “Africa”. “Qui comanda l’Africa”, dicono con la cadenza tipica dei lombardi, e dei veneti, a Peschiera del Garda. Africa, capito? E visto che sono “Africa” e quelle altre invece “donne bianche”, allora possono molestare impunemente, creando l’ennesimo cortocircuito che la sinistra vive con la rimozione: con chi stiamo? Con le donne oppure con la minoranza? E che la destra semplifica: mandiamoli via, ma via dove: sono italiani come noi, altroché.
C’è qualcosa che si sta muovendo, nel ventre giovane del Paese
Qualcosa di brutto. Qualcosa che impasta vendetta contro un razzismo percepito, vendetta contro un Paese che non si sente proprio, volontà di sopraffazione rispetto a persone più deboli (le ragazze bianche), volontà di supremazia. E’ qualcosa che non si può trattare dicendo “mandiamoli a casa loro”, perché la loro casa è a Padova, a Milano, a Brescia. La loro casa è qui, la loro scuola è qui, il loro accento è uguale al nostro. Ma si sentono diversi. E questo è un problema enorme.