Gira un video con Brunetta che da un palco insulta un tizio che gli si era avvicinato forse per dirgli qualcosa, forse per contestarlo. Si capisce poco, anche perché Brunetta ha il microfono, e il tizio no. Quindi le bestialità del ministro si comprendono perfettamente, quelle del contestatore per nulla.
Il tutto però ha i canoni della tristezza infinita
Un palchetto, alto 10 centimetri, con delle fioriere tristi intorno. Un microfono triste. Sullo sfondo quello che pare essere un cortile in campagna, triste pure quello. E non c’è nessuno: tristezza. Sembra non ci sia nessuno. Brunetta pare che parli al contestatore e ad altre poche persone, nel cuore di una serata d’estate. Dice cose trite, e pure tristi: gli dice, all’uomo che sta là in piedi con le mani dietro la schiena, che non può parlare perché il microfono ce l’ha lui, che deve andare a lavorare, che è un “dipendente”, come se essere dipendenti facesse schifo, o volesse dire essere parassiti. Il tutto, ha i canoni di una tristezza infinita, in una sera d’estate dove ci sarebbe stato meglio il Cirino Pomicino della Grande Bellezza, a ballare la pizzica facendo le corna, ruotando intorno alle formosità di donne avvenenti, strappando un sorriso, anche se amaro.