Si esulta in alcune stanze alla Camera del M5S per l’elezione di Stefania Craxi a presidente della Commissione Esteri del Senato. O, meglio, si esulta per l’ennesima sconfitta patita da Giuseppe Conte a scrutinio segreto. “I Conte non tornano”, scherza un parlamentare pentastellato considerato vicinissimo a Luigi Di Maio. Uno dei quattro voti del M5S nella Commissione Esteri di Palazzo Madama non è andato come previsto a Licheri, ma a Craxi. Un franco tiratore, anzi un “conte tiratore”.
Per il ministro degli Esteri, la vittoria della Craxi toglie l’imbarazzo di avere un altro presidente di Commissione formalmente del suo partito ma schierato su posizioni di politica estera diametralmente opposte, come accaduto con Petrocelli. Sembra che la goccia che ha fatto traboccare il vaso e convinto Di Maio a dare via libera all’agguato del voto segreto sia stato un articolo sull’Ucraina pubblicato tre giorni fa sul blog di Beppe Grillo. Nel pezzo, firmato dall’ex ambasciatore Torquato Cardilli, si paragona l’annessione russa della Crimea all’annessione di Gerusalemme da parte di Israele. Inaccettabile per Di Maio, che sta sudando le sette camicie per darsi un profilo atlantista ed europeista cristallino.
L’episodio al Senato è solo l’antipasto di un redde rationem che si verificherà dopo le elezioni amministrative, che dovrebbero certificare il fallimento della leadership di Conte. “Un minuto dopo – si ragiona tra deputati 5S – Conte sarà costretto a ridimensionarsi e forse capirà di dover trovare un accordo concreto con Luigi”.