Tra amici, a cena, nello spogliatoio del basket. Un po’ tutti chiedono: ma chi voto stavolta? E poi: chi vince questa volta? Entrambe le domande sono gemelle, perché non sempre uno vota per il vincitore annunciato, ma a volte sì. Però la seconda è sicuramente più facile della prima, alla quale non è possibile rispondere perché ognuno la pensa alla maniera sua ed è giusto così. Quindi, chi vince stavolta.
Stavolta vince il centrodestra, e a mani basse.
Non ricordo una tale messe di sondaggisti tutti concordi a dire che sarà la Meloni la trionfatrice, e ormai lo sanno anche i muri. Poi vince sicuramente il Movimento 5 Stelle, che tutti davano per morto e che invece pare che possa tallonare il Pd come primo o secondo partito del centrosinistra. Anche se – e non è poco – dimezzerà i voti che aveva. Perde sicuramente Enrico Letta, e il Pd. E perdono talmente male e con talmente tanti errori da poterci fare su un manuale. Tuttavia, non perdono a livello di voti, ma a livello di capacità di riuscire a governare un’altra volta. Si accomoderanno sicuramente all’opposizione, salvo incredibili e improbabili giochi di palazzo. Perché dico che non sarà un problema di voti?
Vediamo un po’ di storia
Nel 2008 il Pd aveva il 33 per cento, nel 2009 alle Europee il 26, alle politiche del 2013 il 25 per cento, alle Europee del 2014 il 41 per cento (il punto più alto), e infine alle politiche del 2018 il 19 per cento. E nel 2022? Nel 2022 la verità è che il 20 sarà un risultato difficilmente raggiungibile: più probabile la riconferma del 19 per cento. Quindi male? Il problema è che tutto intorno il mondo è cambiato. Non ci sono più sponde. Insieme, il Movimento 5 Stelle e il Pd non possono arrivare alla somma di Fratelli d’Italia e Lega. A proposito della Lega: nel 2008 aveva l’8 per cento. Nel 2009 il 10 per cento. Nel 2013 il 4 per cento. Nel 2014 il 6 per cento. Alle ultime politiche il 17 per cento. Alle europee 2019 arriva al 34,33 per cento. Potrebbe scendere sotto la doppia cifra, stavolta. Sicuramente non sarà vincitrice.