Perché leggere questo articolo: Parlando di agenzie di rating, spesso si pensa solo a un mondo anglosassone. Ma esiste anche una realtà europea, Scope, che a Milano è in forte crescita
“Il 5 maggio Scope Ratings ha messo sotto osservazione (under review for downgrade) il rating AA che assegniamo agli Stati Uniti d’America. I nostri analisti seguono con attenzione gli sviluppi del dibattito sul debt ceiling”, dice Luigi Calvo durante il colloquio con True-News.it in cui parla delle attività di Scope Ratings, l’agenzia di rating europea nata in Germania e che a Milano sta consolidandosi con quattordici professionisti e i Team Head di diversi dipartimenti. Tra cui quello di Calvo, Regional Head South e Head of Business Development Italy per Scope, ruolo chiave per “costruire uno scenario che aggiunga un solido punto di riferimento europeo a un mercato del rating ad oggi fondato su una visione americana e anglosassone”.
Come Scope sfida i big europei
Calvo non manca di ricordare l’approccio originale di Scope che ha le sedi principali a Berlino e Francoforte oltre a uffici a Parigi, Londra, Madrid, Oslo e, ovviamente, Milano.
Rispetto a Moody’s, Standard and Poor’s, Fitch e DBRS, le altre big del rating, “Non ci differenziamo tanto sulla valutazione dei parametri macroeconomici oggettivi dei Paesi o le caratteristiche finanziarie delle aziende”, nota Calvo, “quanto per la valorizzazione della specificità del business model di un dato emittente e del contesto in cui questo opera. Quest’ultimo è di particolare rilevanza se si pensa alla complessità europea e alle differenze regionali”.
Spesso “le agenzie di rating applicano approcci metodologici meccanicistici” derivanti dal contesto americano “rischiando di giudicare contesti come quello europeo usando lenti non adatte. Aziende a gestione familiare, tipiche del contesto Europeo, seguono criteri di gestione che puntano alla sostenibilità aziendale nel lungo termine per le generazioni future, non alla massimizzazione del valore per gli azionisti nel breve, come nelle logiche americane.
Se guardiamo al settore finanziario, ad esempio, una banca con 200 miliardi di euro di asset, in America può apparire di dimensioni non significative, da un punto di vista della vigilanza, mentre in Europa già oltre la soglia dei 30 miliardi cadrebbe nella categoria delle istituzioni alle quali si applicano i criteri di vigilanza più restrittivi. Le nostre metodologie incorporano la flessibilità necessaria per cogliere e rappresentare le sottigliezze della valutazione della qualità del credito di emittenti in un contesto così eterogeneo come l’Europa”.
L’eccezione europea
E in Europa “è impossibile dimenticare il fatto che un sistema interconnesso di tutela contro le crisi e le situazioni problematiche a livello comunitario esiste e condiziona favorevolmente la solvibilità di aziende, banche ed enti pubblici”. Questo non è stato compreso, ad esempio, durante la pandemia di Covid-19 quando si minacciò il declassamento di Paesi come l’Italia sottovalutando l’esistenza della rete di protezione della BCE sul debito. In Europa si ha a che fare con più mercati con caratteristiche specifiche e l’obiettivo di Scope è proprio quello di “permettere al rating di pensare europeo”.
“Siamo europei per nascita”, essendo Scope Ratings stata fondata a Berlino nel 2012, “europea è buona parte dei nostri collaboratori e europei sono i nostri investitori”, sottolinea Calvo ricordando quanto un’agenzia di rating comunitaria possa fare gioco al consolidamento europeo rafforzando la sovranità economica e finanziaria.
Da Padoan a Trichet, chi assiste Scope
Scope ha anche una fondazione, tra i cui advisor vi sono l’ex governatore della Bce Jean-Claude Trichet, il presidente di Unicredit Pier Carlo Padoan, entrambi membri dell’Honorary Board, e l’economista Lorenzo Bini Smaghi, membro del Board of Trustees, avente come obiettivo quello di rafforzare la consapevolezza sull’importanza del tema di un sistema europeo solido. “E negli obiettivi statutari della fondazione”, sottolinea Calvo, c’è “l’esplicita volontà di non alterare l’identità europea di Scope”.
In quest’ottica, “da persone e professionisti che credono nell’Europa e nelle sue prospettive intendiamo fornire al mercato indicazioni per ricordare che esiste una visione alternativa a quella tradizionalmente dominante. In quest’ottica lavoriamo con investitori, intermediari ed emittenti affinché facciano propria questa alternativa: attraverso l’integrazione nei loro sistemi, auspichiamo e lavoriamo affinché la nostra visione si diffonda e si possa giungere ad una market recognition il più ampia possibile”.
Sfide future
L’ESMA, l’autorità europea di sorveglianza sui mercati finanziari, nel suo recente report sulle agenzie di rating europee ha inserito Scope assieme alle quattro americane tra le “Big Five” del rating comunitario e “un numero crescente di investitori ci sta formalmente inserendo nelle loro politiche di investimento”. La strada è tracciata. Anche se Scope intende crescere con gradualità e “convivere come voce europea in un sistema in cui è necessario più pluralismo”.