Crescono le tensioni commerciali tra Unione europea e Cina. La decisione di Bruxelles di imporre dazi sulle auto elettriche made in China ha innescato un effetto domino. Pechino ha risposto mettendo nel mirino liquori, supercar e prodotti agro alimentari come carne e formaggio. Il Dragone vuole colpire la Francia, ma così anche altri Paesi – Italia compresa – rischiano di restare scottati dall’incendio che sta per propagarsi nel Continente…
L’Unione europea ha deciso di imporre dazi fino al 35% sui veicoli elettrici made in China. Come era prevedibile Pechino ha risposto. Annunciando, in primis, dazi provvisori antidumping sul brandy importato dai Paesi dell’Ue.
Hennessy, Martell, Courvoisier (Campari) e Remy Martin, tutti francesi e tra i più importanti produttori di cognac al mondo, dovranno fare i conti con tariffe pari al 39%, 30,6%, 34,8% e 38,1%. Per tutti gli altri player la spada di Damocle si ferma al 34,8%. Chiaro l’intento della mossa di Pechino: colpire la Francia, una delle fautrici della linea dura sugli EV cinesi.
Attenzione però, perché restano in piedi le indagini che il gigante asiatico sta conducendo sull’import di carne suina e prodotti lattiero-caseari europei.
Il primo filone interessa particolarmente alla Spagna, che ha un export annuale verso il Dragone di circa 1,4 miliardi di dollari. Il secondo riguarda anche l’Italia, visto che potrebbe coinvolgere anche mozzarelle e parmigiano made in Italy.
Cosa rischia l’Italia dalla guerra commerciale Ue-Cina
Sul fronte dell’agroalimentare, in particolare, l’Italia ha di che tremare (e perdere) nel caso di scontro aperto Ue-Cina. Basta dare un’occhiata ai dati.
Nei primi 4 mesi del 2024, l’export italiano lattiero-caseario oltre la Muraglia ha toccato quota 30,5 milioni di euro (+20,5% su base annua), mentre il totale dell’export agroalimentare italiano è stato pari a 194 milioni (+26,0%).
Diverso, come detto, il discorso relativo a brandy e carne suina. Il tema liquori è pensato appositamente per colpire Parigi, favorevolissima ai dazi sugli EV cinesi, mentre la carne è un affare che riguarda per lo più Madrid, che pure non cercava l’escalation.
Il terzo punto di scontro riguarda invece le auto di lusso europee, un settore da 18 miliardi di dollari che chiama in causa la Germania (anche lei fautrice della distensione).
L’Italia, invece, ha mostrato un comportamento ambiguo, visto che è passata dal condannare l’avvento delle auto elettriche cinese, al fare una piccola retromarcia per capire se qualche grande azienda del Dragone fosse disposta ad investire nel Belpaese. Per poi, altra giravolta, tornare sui suoi passi iniziali come se niente fosse accaduto.
I settori coinvolti
Liquori, supercar, carne, formaggi. L’intenzione della Cina è chiara: convincere Bruxelles a rivedere il regolamento sui dazi entro il 30 ottobre, giorno della pubblicazione.
Nel frattempo, i colossi dell’automotive cinese hanno interrotto la ricerca di siti europei nei quali aprire nuove fabbriche. Le ultime fumate bianche coincidono con Byd-Ungheria e Chery-Spagna. Si è tanto parlato di Dongfeng-Italia, ma al momento non emergono novità.
Pechino è infastidita dai dazi ma sta cercando anche di capire se l’Ue vorrà davvero mantenere il 2035 come data di passaggio dal termico all’elettrico. Se così non fosse, infatti, non avrebbe senso per i cinesi investire nel Vecchio Continente.
Il dossier dell’acciaio
C’è poi il discorso che porta dritto al settore dell’acciaio. A livello mondiale c’è un’eccedenza estrema di questo materiale, per lo più prodotto da attori cinesi e venduto a prezzi irrisori.
I player dell’acciaio dell’Ue hanno l’acqua alla gola, mentre quelli italiani devono affrontare anche il prezzo più elevato della corrente elettrica rispetto alla concorrenza.
Si alza, dunque, in coro la richiesta rivolta a Bruxelles di proteggere il settore del continente. Piazzando, va da sé, dazi/tariffe sull’acciaio cinese (e non solo).
“Se non cambia nulla, sembra sempre più probabile che si verifichi una vera e propria guerra commerciale (tra Ue e Cina ndr)”, ha intanto dichiarato Jens Eskelund, presidente della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina.