Perché leggere questo articolo? A 88 anni si è spento Liviano Tommasi, il fondatore di Inglesina. La carrozzina vanto del made in Italy nel mondo piace vip e influencer. E i conti dell’azienda vanno gonfie vele.
Se n’è andato Liviano Tomasi, il padre di Inglesina, la carrozzina italiana nota in tutto il mondo. Nel 1963 il “signor carrozzina” fondò coi fratelli ad Altavilla Vicentina la Inglesina Baby. In sessant’anni l’azienda è diventato un brand noto in tutto il mondo per la produzione di carrozzine, passeggini e articoli per la prima infanzia di alta qualità. Un vanto del made in Italy, apprezzato da vip, influencer ma anche milioni di genitori, che hanno fatto la fortuna dell’azienda di Tomasi. I conti lo dimostrano.
Inglesina, la carrozzina icona del made in Italy nel mondo
La notizia della morte di Tomasi sta rapidamente facendo il giro dei media. Tra i primi a piangere il patron di Inglesina è stato il Governatore del Veneto, Luca Zaia. “Ci lascia un imprenditore che, inseguendo le sue passioni, grazie a fantasia e intuizione, ha fatto conoscere la qualità del made in Veneto a livello mondiale. Proprio nel 2023 Liviano aveva festeggiato i 60 anni dell’azienda. Un marchio tutto veneto che la creatività, l’innovazione e la cura ai dettagli hanno reso un punto di riferimento nel mondo dei prodotti per l’infanzia”.
Nel 1963, in pieno boom economico e demografico, Liviano Tomasi assieme ai fratelli Augusto e Sergio aveva fondato l’Inglesina Baby. Appassionato di auto sportive, Tomasi progettò la sua prima Inglesina nel laboratorio di Tavernelle, in provincia di Vicenza, sfruttando le competenze maturate dalla progettazione di go kart. Il primo modello di Inglesina fu la London, con telaio a balestra, ispirata alle tradizionali carrozzine inglesi dei principi della corte britannica. Modello che ispirò il nome dell’azienda e che ha avuto un successo transgenerazionale. Per i primi dieci anni di attività la produzione fu concentrata sulle carrozzine in stile inglese. Poi arrivarono modelli differenti, come l’Apollo, un passeggino ispirato alle missioni spaziali. Negli anni Ottanta e Novanta la produzione si è estesa anche agli accessori per la prima infanzia, con una collezione di design per l’abbigliamento e le camerette dei più piccoli e il successo dei sistemi integrati.
I conti in ordine di Inglesina
Liviano Tomasi lascia l’azienda coi conti più che in ordine. True-news.it ha consultato l’ultimo bilancio presentato da Inglesina, l’azienda veneta ha chiuso il bilancio 2022 con un utile di 3 milioni e 874mila euro. Un aumento di oltre un milione di euro rispetto al 2021, che Inglesina ha chiuso con un utile di 2 milioni e 700mila euro. Il merito del recente exploit è soprattutto dovuto al portentoso aumento dei ricavi. Nell’ultimo anno Inglesina è passata da 52 a 64 milioni di ricavi generati dalle vendite.
Lo straordinario incremento delle vendite ha permesso a Inglesina di superare il pesante impatto dei costi di produzione. L’aumento delle spese per le materie prime nell’ultimo anno è stato vertiginoso: da 28 a 36 milioni di euro. Nel complesso Inglesina ha avuto costi totali in aumento di 10 milioni di euro: da 51 a 61 milioni dal 2021 al 2022. Il buon andamento di bilancio consolida anche lo stato patrimoniale di Inglesina. Il patrimonio netto dell’azienda dei Tomasi aumenta da 30 a 31 milioni di euro in un anno. Viceversa, l’ammontare dei debiti di Inglesina si è ridotto di un milione: da 16 a 15 milioni tra 2021 e 2022. L’attivo circolante dell’azienda resta saldamente a oltre 47 milioni di euro, mentre la liquidità è in aumento: da 37 a 38 milioni.
Il marchio che vende ai vip in un mondo che fa meno figli
Inglesina Baby esporta oggi in 40 paesi e può contare sull’ammirazione di molti clienti vip. Chiara Ferragni per il figlio Leone scelse un modello di Inglesina firmato Fendi, che diventò iconico e richiestissimo. Dieci anni fa è arrivato il colpaccio. Nel 2013 la produzione della carrozzina «Union Jack» ispirata alla imminente maternità della principessa Kate Middleton. Gli acquisti di vip e influencer hanno sicuramente aiutato il marchio, che nei decenni però se l’è sempre cavata egregiamente. In barba al calo demografico, che per Inglesina significa perdere ogni anno 10-12mila potenziali clienti. Inglesina non si è scoraggiata, è riuscita a ripensare la propria identità, senza rotture, rimanendo azienda simbolo del made in Italy. Per stile e anche per fatturato.